martedì 15 luglio 2025

Israele contro i Cristiani

 Cisgiordania: Israele contro i cristiani


Nel cuore della Cisgiordania, a pochi chilometri da Ramallah, sorge Taybeh, l’ultimo villaggio interamente cristiano dei Territori Palestinesi. Un tempo simbolo di coesistenza pacifica e di fede radicata, oggi è bersaglio di una campagna crescente di violenze da parte dei coloni israeliani. La tensione è esplosa nuovamente il 7 luglio, quando un gruppo di coloni ha dato fuoco ai campi che circondano il cimitero del villaggio e la chiesa bizantina di San Giorgio, risalente al V secolo. Solo l’intervento tempestivo dei residenti ha impedito che un patrimonio millenario venisse ridotto in cenere.

La popolazione locale denuncia attacchi sistematici, incursioni nei campi coltivati, danneggiamenti agli ulivi – una risorsa economica vitale – e la continua presenza intimidatoria di coloni armati. Ogni mattina, gli agricoltori trovano le loro terre violate, rese inaccessibili o distrutte dal passaggio del bestiame condotto volutamente nei loro poderi. Tutto ciò avviene sotto lo sguardo passivo, se non complice, delle forze di sicurezza israeliane.

I sacerdoti delle tre confessioni presenti a Taybeh – greco-ortodossa, latina e greco-melchita – hanno lanciato un appello disperato. Chiedono protezione, chiedono giustizia. Ma il silenzio internazionale è assordante. Le violenze, le provocazioni quotidiane, l’impunità di cui godono i coloni stanno logorando una comunità che già lotta per sopravvivere.

L’angoscia ha preso il sopravvento tra le famiglie. I bambini vivono nella paura, i genitori temono per il futuro dei propri figli. La prospettiva dell’esilio si fa sempre più concreta per molti, nonostante le radici profondissime che legano queste persone alla loro terra. Taybeh rischia di diventare l’ennesima vittima di una strategia lenta ma inesorabile di cancellazione dell’identità cristiana in Terra Santa.

La violenza israeliana contro i cristiani non è un episodio isolato, né un effetto collaterale. È parte di una dinamica più ampia che sta contribuendo in modo decisivo – molto più di quanto i nostri politici vogliano ammettere – all’estinzione delle comunità cristiane in Medio Oriente. Un processo silenzioso, ma spietato, che rischia di cancellare per sempre una presenza millenaria in una delle regioni più sacre del mondo.

LUCA COSTA

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo




domenica 13 luglio 2025

Morti sospette

 Due morti, un silenzio. Il caso Alstom, Macron e l’ombra lunga dei suicidi sospetti

Parigi, 7 giugno e 7 luglio 2025. Due morti. Due "suicidi". Troppa coincidenza, troppo silenzio.

Nel giro di un solo mese, due figure centrali nella denuncia della svendita dellindustria strategica francese (Alstom) agli Stati Uniti Olivier Marleix e Éric Denécé – sono stati trovati morti in circostanze ufficialmente etichettate come suicidi. Il primo, deputato della destra repubblicana, già presidente della commissione dinchiesta sulla vendita di Alstom a General Electric. Il secondo, ex-agente dei servizi e direttore del CF2R, uno dei pochi analisti francesi ad aver pubblicamente definito quella cessione un atto di capitolazione”.

Il silenzio delle istituzioni è assordante. Quello dei media di regime, quasi offensivo. Nessuno si chiede perché due voci critiche, impegnate su uno stesso dossier esplosivo, si spengano a poche settimane luna dallaltra. Nessuno, tranne chi non accetta che la democrazia venga trattata come una vetrina mentre nel retrobottega si trafficano interessi di Stato.

Macron e laffaire Alstom: storia di un tradimento

Torniamo indietro: è il 2014. Emmanuel Macron, appena nominato Ministro dellEconomia sotto Hollande, dirige la cessione della divisione energia di Alstom (leader mondiale nella produzione di turbine e sistemi elettrici per l’industria atomica) a General Electric. Un affare che costò alla Francia una fetta enorme di sovranità industriale e tecnologica e che coincise, curiosamente, con una promozione rapidissima dellallora sconosciuto Macron verso lEliseo.

Non fu una vendita. Fu una resa industriale, sotto ricatto: mentre la giustizia americana minacciava i dirigenti Alstom con accuse penali, GE si offriva come salvatore. Il risultato? Un colosso francese svanito, migliaia di posti di lavoro persi, know-how strategico trasferito oltreoceano.
E Macron? Invece di difendere gli interessi nazionali, aprì la porta. Col sorriso delluomo pulito, si è venduto, orchestrando dietro le quinte la rapina del secolo ai danni dell’industria francese.

Marleix e Denécé: due voci inascoltate

Olivier Marleix, nel 2018, presentò una denuncia formale alla procura nazionale finanziaria per sospetti di corruzioneattorno allaffaire Alstom. Parlava di patti occulti, di pressioni, di responsabilità politiche altissime.
É
ric Denécé, con linguaggio più tecnico ma altrettanto duro, parlava di cedimento di Stato, di un’élite pronta a sacrificare asset strategici in nome del carriérisme e della sottomissione allImpero americano.

Entrambi non erano complottisti. Erano analisti, parlamentari, uomini delle istituzioni. E ora sono entrambi morti, in circostanze misteriose. Uno impiccato in casa, con un biglietto ancora non reso pubblico. Laltro partito con un colpo di fucile, nell’incredulità di amici e parenti, mentre stava organizzando competizioni sportive, una vita piena e ricca. Silenzio dei media, vietato fare domande, circolare, niente necrologi ufficiali, Denécé è stato salutato solo da blog e siti indipendenti.

Macron : l’intoccabile

In Francia, oggi, chi tocca i segreti energetici, chi indaga sulle multinazionali coperte dalla République, chi osa dire che linteresse nazionale è stato tradito, viene prima delegittimato, poi ucciso, poi dimenticato.

Il libro inchiesta di Olivier Marlaix del 2021, Les Liquidateurs - Ce que le macronisme inflige à la France et comment en sortir, non è più in vendita su Amazon, ne su altri siti. Da una settimana. È un caso?

E Macron? Twitta commosso. Parla di uomo di convinzioni. Come se non sapesse che la convinzione di Marlaix fosse che la sua irresistibile ascesa alla presidenza fosse legata al più grave scandalo di corruzione made in USA della storia di Francia.

LUCA COSTA

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo



martedì 8 luglio 2025

Ius cosa ?!?

 Ius scholae? Ius soli? Parliamone seriamente. Cosa vuol dire oggi essere italiani?

Nel dibattito sullo ius soli e sullo ius scholae, si continua a fingere che la posta in gioco sia puramente burocratica o umanitaria. Bambini nati o cresciuti in Italia, che parlano italiano, che frequentano le nostre scuole, che si dice — “sono già italiani”. Parliamone. Ma alla luce di un altro punto prospettico : quello culturale. Prima però, nominiamo apertamente la variabile che domina il presente dibattito sulla questione della cittadinanza, indipendentemente dallo ius da applicare.
La questione è la paura. Gli italiani hanno paura.

Paura che lItalia, sotto la superficie dei diritti civili, stia cambiando pelle, lingua, spirito. Paura che la nazione diventi qualcosa daltro, qualcosa che molti italiani spesso in silenzio, spesso da soli non riconoscono più.



Cittadinanza senza identità?

Lo ius soli è spesso presentato come un gesto di civiltà. Come la condizione necessaria e sufficiente dell’integrazione e, di conseguenza, di un futuro vivere insieme (il vivre ensemble, sostantivo e non verbo, come in Francia), armonioso e pacifico. Ma che valore ha la cittadinanza, se chi la riceve non eredita nulla della nostra cultura? Costumi, religione, abitudini, laicità, uguaglianza, etc. E quid se chi dovrebbe trasmettere quelleredità — Stato, scuola, cultura ha smesso di crederci per primo? In breve : a cosa (dove e come) dovrebbe integrarsi oggi un immigrato o un figlio di immigrati nato in Italia ?

In teoria, la scuola italiana dovrebbe essere il luogo in cui si diventa italiani. Ma oggi essa non forma italiani, li disfa. Disitalianizza, passatemi il termine. Non è certo colpa degli studenti stranieri, bensì di un sistema che ha rinunciato a trasmettere la storia, la lingua, la visione italiana del mondo. Si insegna invece a colpevolizzarsi, a disprezzare la tradizione, a ridicolizzare il patriottismo, a considerare la cultura italiana come un fastidio o, peggio, come un ostacolo al progresso”. E allora perché diventare italiani se a scuola si impara a vergognarsi di essere italiani? Meglio restare attaccati al cordone ombelicale delle proprie origini, magrebine, rumene, albanesi o poco importa quali.



La scuola come fabbrica di smarrimento

Andare a scuola in Italia, da una trentina d’anni, non significa più lavorare per diventare italiani e costruire un terriccio culturale comune sul quale radicare e costruire la propria vita. È diventare altro. È imparare a dire che Dante è omofobi, che il Risorgimento è una fandonia, che il cattolicesimo è oscurantismo, che la Resistenza è divisiva, che Pasolini va bene solo se filtrato attraverso il prisma arcobaleno, che Gramsci è il catenaccio di un mondo perduto e che patria è una parola che è meglio evitare.

La cultura italiana non viene più trasmessa: viene decostruita, relativizzata, delegittimata. Nel suo posto, un indistinto universalismopoliticamente corretto, fatto di vittimismi seriali, ideologie globaliste, e valori preconfezionati nei campus americani.



Italiani per nascita o per scelta ?

E allora la domanda vera è: cosa significa oggi essere italiani? Domanda chiave eppure nessuno, ma proprio nessuno, ha il coraggio di porla sul serio. Dire Italiain pubblico, oggi, è come bestemmiare. Ci si scusa, si aggiunge un asterisco, si modera. E se non si ha più il coraggio di affermarequesta è l’Italiache senso ha parlare di cittadinanza?

L’Italia non è una razza. Non è questione di sangue ma di appartenenza culturale. E nessuna legge, nessun articolo del codice civile, nessuna riforma parlamentare può fabbricare unappartenenza astratta, fluida, liquida, in laboratorio.
La cittadinanza senza identità è solo burocrazia. E oggi, di fatto, è questo che si vuole: una cittadinanza per tutti, ma vuota.



Chi ha paura del futuro?

Gli italiani hanno paura. Non tanto dello straniero in sé, ma del vuoto che li circonda e di chi e come un giorno potrà riempirlo questo vuoto. Riempirlo con contenuti che italiani non sono. Esempio : l’islam, con la sua visione della donna e la sua volontà di dominio sulle altre fedi, per esempio. L’Italiano non ha paura dell’islam in quanto religione, in quanto spiritualità. Anzi! ben venga chi ha una visione meno materialista e meno consumistica dell’uomo! L’Italiano teme l’imposizione dell’ortoprassia islamica, teme che il paesaggio pubblico diventi lo spazio della ritualità e dei costumi islamici (ramadan, veli, burqa, moschee, violenza, intolleranza). Perché se nessuno si vuole integrare davvero, se nessuno vuole più assimilarsi, allora ogni comunità resterà (cittadina o meno) quello che è, e la conseguenza è evidente: la demografia sarà la sola variabile che conta! Se provvista di cittadinanza, e quindi di diritto di voto attivo e passivo, la prima minoranza che diventerà numericamente maggioritaria imporrà i suoi costumi attraverso la legge. Facile come bere un bicchier d’acqua. Un precedente da portare come esempio? Semplice : il Libano.

Cos’è oggi l’Italia? Una piccola tessera insignificante nel puzzle dell’UE, quell’UE che non è altro che il negozio in franchising dell’impero americano. È un mercato. Solo un mercato. LItalia oggi è questo: una colonia mercantile, culturale e politica. Importiamo tutto: prodotti, idee, serie TV, parole inglesi, manodopera a basso costo, energia, presidenti del consiglio benedetti da Bruxelles. Siamo una colonia! E una colonia non ha più il diritto di tramandare la propria identità! I nostri padroni (USA) hanno deciso che la nostra identità nazionale deve sciogliersi, scomparire. Fine della Storia.

E allora che senso ha parlare di cittadinanza? Cittadinanza di cosa?

Se lItalia fosse ancora lItalia, se nelle scuole si insegnassero davvero Roma, i Gracchi e Cesare. Il cattolicesimo medievale, il Rinascimento bello e arrogante, il Risorgimento della speranza, e si studiassero Gramsci, Pasolini, Calvino, Don Bosco e Frassati! La Resistenza!

Se ci fosse ancora un progetto nazionale, italiano, da condividere, allora sì: lo ius soli potrebbe essere una grande speranza di fronte al calo demografico! Allora sì: si potrebbe dire che chi cresce qui, diventa uno di noi. Perché di fronte a una storia tanto luminosa, a una civiltà cosi ricca e fiera, ma chi non vorrebbe assimilarsi? Chi non vorrebbe diventare italiano avendo il privilegio di conoscere davvero le pietre preziose che costituiscono il codice genetico della nostra cultura? Chi non vorrebbe farle proprie?

Se la nostra cultura fosse davvero trasmessa con orgoglio, se la nostra lingua fosse ancora sacra, cosi come i nostri costumi, il nostro amore per la libertà della donna, il nostro orgoglio per la Resistenza più bella d’Europa, la nostra voglia di rivivere l’avventura dei Santi. Di conoscere e far conoscere Galileo, Marconi, Fermi. L’Italia è la luce del mondo, chi pretenderebbe (vivendo qui) di stare al buio? Chi avrebbe paura di condividere un tesoro inesauribile?

Ma oggi non è così. Stiamo bene attenti, cari i miei Tajani della malora. Non si tratta di discutere il cavillo burocratico che permetta di accedere a un passaporto.

Oggi si tratta di capire se esiste ancora unItalia a cui valga la pena appartenere.

LUCA COSTA

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo



lunedì 7 luglio 2025

Il più inutile dei partiti

 Forza Italia e Tajani, traditori di tutto e di tutti (anche di Berlusconi)

di Luca Costa

Il recente tentativo di rilanciare lo "Ius Scholae" da parte di Forza Italia con l'appoggio esplicito di un Antonio Tajani in cerca di un trampolino di lancio verso la presidenza della Repubblicaha riacceso i riflettori su una realtà ormai difficilmente contestabile: Forza Italia non è mai stato un partito di idee, ma solo un contenitore di potere. La sua parabola, che oggi si trascina stancamente nell'orbita atlantista del Partito Popolare Europeo, è quella di una formazione che, smarrito il carisma del fondatore, si è ridotta a una lobby parlamentare di mediocri, attaccata con le unghie e con i denti a poltrone e privilegi.

Il tradimento di Forza Italia è duplice: contro i suoi elettori e contro il suo stesso fondatore, Silvio Berlusconi, che con tutti i suoi limiti aveva una visione politica autonoma, talvolta coraggiosa, soprattutto in ambito internazionale. Il Cavaliere aveva intuito, per esempio, la necessità di mantenere un equilibrio nei rapporti con la Russia, al netto delle semplificazioni filo-putiniane. Aveva anche saputo interpretare, seppur con formule populiste, un certo sentire profondo dell'Italia moderata. Oggi, invece, Forza Italia è diventata la parodia del berlusconismo, senza più Berlusconi.



Tajani e lo"Ius Scholae": una vergogna in nome dell’ambizione personale

Il caso dell'Ius Scholae, riesumato da Tajani e soci nel bel mezzo dellestate, è emblematico. Dietro al tentativo di rilanciare una legge su cui il Parlamento aveva già mostrato freddezza (senza parlare di cosa ne pensino gli italiani…), non c’è nessun moto ideale. Nessuna vera riflessione sul futuro dellItalia o sullidentità nazionale. C’è solo la solita strategia di compiacimento istituzionale, insieme a una patetica strategia per proporsi come futuro presidente della Repubblica, carica cui Tajani ambisce (eccome). Una mossa per mandare segnali rassicuranti a tutti: allEuropa, agli ambienti radical chic, e a quella parte di élite che ha sempre mal digerito lala sovranista della maggioranza. In altre parole, una manovra di potere, confezionata per consolidare le rendite personali di chi oggi guida il partito (Tajani, appunto).



Un partito di leccaculo

Che cos'è oggi Forza Italia, se non un vespaio di cortigiani, leccapiedi che per anni hanno orbitato attorno a Berlusconi senza mai aver avuto un’idea? Appena il Cavaliere è scomparso, si è vista la miseria umana e politica del gruppo dirigente rimasto: scrocconi liberal, senza visione, senza identità, senza popolo. Tutto quello che resta è il mestiere della sopravvivenza parlamentare e il sogno di un vitalizio.

Le dichiarazioni di Tajani sono sempre più indistinguibili da quelle della sinistra liberal. Lapproccio verso la famiglia, la scuola, la cultura, le radici cristiane dellItalia è diventato vagamente progressista, purché moderato, purché compatibile con i dettami della Commissione Europea. Il tutto, ovviamente, fregandosene di cosa pensino gli italiani.



Forza Italia: la stampella preferita delle élite

C’è una ragione se Forza Italia piace così tanto ai vertici delle istituzioni. È un partito che non disturba mai. Che si adegua. Che firma tutto. Che non alza la voce. Che tradisce, se serve, anche le proprie posizioni storiche, in nome di un presunto "senso di responsabilità" che altro non è che un travestimento della codardia politica.

Nel nome di Berlusconi, si compiono oggi le peggiori distorsioni del suo lascito politico. I suoi ex delfini sono diventati i camerieri del potere costituito, incapaci di qualsiasi slancio ideale. Lunico vero principio che sembra unire ancora Forza Italia è la difesa dei privilegi acquisiti, nel governo, nelle partecipate, nei talk show, nelle commissioni parlamentari. Non un'idea, non un progetto, solo il rumore delle sedie che scricchiolano sotto il peso dellopportunismo.



Conclusione: un partito inutile

Forza Italia è un partito inutile. Non serve allItalia, non serve alla destra, non serve a nulla. È il nulla. Serve solo a Tajani e ai suoi leccaculo, serve a chi ci galleggia dentro (non troppo diverso da ciò che galleggia nel wc), serve a chi vuole un centro (nel senso “un giorno a destra e uno a sinistra” la media fa “centro”) senza popolo, senza nazione. Questi l’Italia non sanno nemmeno cosa sia.

Il tentativo di rilanciare lo "Ius Scholae" è solo lultimo tradimento. Ma è forse il più significativo.

Membri ed elettori di Forza Italia : vergognatevi.

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo





sabato 5 luglio 2025

Scienza e Fede: nuovi conflitti

 

Dal processo a Galileo al dogma Green: Chiesa e scienza, un nuovo precedente inquietante

leggiamo oggi sul sito della Nuova Bussola Quotidiana : L’ideologia nella Chiesa avanza. Ed ha trovato terreno particolarmente favorevole nel Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il cui prefetto figura anche tra i nuovi membri del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Con Decreto dell8 giugno 2025, solennità di Pentecoste, ma presentato solo il 3 luglio 2025 nella Sala Stampa della Santa Sede, Leone XIV ha approvato il nuovo formulario della Missa pro custodia creationis, che va ora ad aggiungersi agli altri formulari delle Messe per varie necessità” presenti nel Messale Romano. Si tratta dunque di un nuovo formulario, che comprende antifone, orazioni e letture, e che potrà essere utilizzato nei giorni del tempo per annum liberi da memorie obbligatorie. Nessun obbligo, ma una possibilità in più.


Ieri Galileo, oggi il Green Deal. Cambia lepoca, non lerrore

Quattro secoli fa, la Chiesa mise sotto processo Galileo Galilei. Non fu solo una questione di astronomia. Dietro laccusa di eresia cera la paura. Paura politica e dottrinale: leliocentrismo, se accolto dalle università cattoliche, sarebbe parso come un tradimento del principio letteralistacaro al nascente mondo protestante, nuova religione del libro e non più del Verbo incarnato. Un protestantesimo che leggeva la Bibbia come verità/divinità scientifica, non solo spirituale. Galileo, invece, distingueva: la Bibbia spiega come si va in cielo, non come va il cielo”. Inaccettabile più per i protestanti che per i cattolici.

La Chiesa ebbe paura. Paura di essere accusata in tutta Europa di incoerenza e infedeltà bibliche. Per non offrire ai protestanti un appiglio polemico, sì preferì condannare lo scienziato. Ma ironicamente, mentre luterani e puritani perseguitavano Newton e Kepler per le stesse ragioni (interpretazioni simboliche delle Scritture), la Chiesa non difese la verità, ignorando i suoi stessi princìpi.

Si chiesa allora a Galileo una rigorosa dimostrazione matematiche e una modellizzazione incontrovertibile delle sue teorie, cosa che lo scienziato pisano non seppe fornire.

Peccato che lo stesso rigore empirico non fosse richiesto anche ai professori che nelle università cattoliche insegnavano la Fisica di Aristotele, dove leggiamo che: la velocità di caduta dei corpi è proporzionale alla loro massa (un oggetto di un kg impiegherebbe cioè mille volte di più a cadere che uno di una tonnellata), un’aberrazione scientifica assolutamente nota quanto evidente!


Oggi: la paura dellecologicamente scorretto

Oggi, la storia si ripete. Di nuovo, per paura di apparire eretica, la Chiesa si adegua a una nuova ortodossia: lecologismo ideologico. Un esempio sconcertante: il recente diktat per una messa più ecologista, rito di conversione green, dove la liturgia è piegata a unagenda politica, non teologica (e ancor meno scientifica). L’altare non dovrà più ospitare solo il pane e il vino, ma parole come sostenibilità”, transizione”, carbon neutrality? Si parla di «ascoltare il grido della Terra», come se il Creato avesse perso la sua qualità di dono divino per diventare una vittima da salvare secondo la logica delle ONG pagate dalle lobby delle energie di flusso e delle mafiose agenzie climatiche.

In questa deriva, la fede non interpreta il mondo, ma lo subisce. La Chiesa abdica alla sua funzione profetica e si fa eco di slogan tecnocratici.


Leudato Sie Laudate Deum: spiritualizzazione dellideologia

Nei documenti Laudato Si e Laudate Deum, Papa Francesco consacranva questa sottomissione culturale. Si va oltre la cura del Creato da sempre parte della dottrina cristiana e si accoglie come verità morale la narrativa ecologista dominante: crisi climatica come urgenza assoluta, tecnologie rinnovabili come via di salvezza, e critici definiti ostinati e irresponsabili”.

Nel Laudate Deum, si leggono passaggi come:

la necessaria transizione verso energie pulite, come quella eolica, quella solare, abbandonando i combustibili fossili, non sta procedendo abbastanza velocemente”.

Necessaria? Ma qui, che tipo di discernimento scientifico è stato esercitato? Sono davvero queste le soluzioni alla crisi climatica? Dove sono le analisi sui costi ambientali (e sul rendimento) delle pale eoliche, sullo sfruttamento minerario per costruire i pannelli solari, sullo smaltimento dei materiali tossici? La Chiesa ha analizzato con metodo razionale ciò che propone con fervore morale? E il rispetto del paesaggio? Della bellezza del creato?


Una nuova idolatria: la Terra al posto di Dio

La messa green, che fa pericolosamente capolino, mette in scena una nuova idolatria: la terra, il clima, le fonti rinnovabili diventano soggetti sacri. Luomo non è più il custode del Creato, ma il peccatore ecologico da redimere attraverso lobbedienza ai dogmi dellIPCC e delle COP annuali. Il peccato originale è diventato limpronta carbonio.

Una tale narrazione porta la Chiesa fuori dal suo compito. Lecologia è ridotta a religione sostitutiva, dove la redenzione non passa più per il Cristo crocifisso, ma per la transizione ecologica giusta”.

Il tutto, senza nessun fondamento scientifico. Nessuno.


La domanda cruciale: chi comanda?

Chi detta oggi lagenda della Chiesa? Le lobby dellenergia green? Le fondazioni internazionali che finanziano progetti sostenibili? È lecito chiederselo. Perché il tono di certi documenti papali, la retorica martellante, la censura del dissenso interno, ricordano molto un certo linguaggio sovietico da politburo.

E allora, proprio come nel caso di Galileo, la domanda torna: la Chiesa sta difendendo la verità o piega la testa per paura? Sta usando la ragione o si sta conformando ai diktat della modernità?



Conclusione: lerrore che non insegna

Quattro secoli fa, per paura di apparire infedele alla Bibbia, la Chiesa tradì la scienza e umilio il più grande scienziato della storia dell’umanità. Sì, affermiamolo, il cattolico e italiano Galileo Galilei è stato il più grande scienziato della storia. Cattolico vero e scienziato vero. E venne umiliato.

Oggi, per non apparire infedele all’agenda Green, la Chiesa ancora una volta rischia di voltare le spalle alla scienza e alla verità. Ma chi ama la verità non ha paura del conflitto. Chi cerca Dio non deve inginocchiarsi davanti ai dogmi mondani, né ieri, né oggi.

Se il futuro della Chiesa è una liturgia green e un magistero tecnocratico, allora la sua missione non è più annunciare il Vangelo, ma certificare la morale del Green Deal.

Forse è meglio che qualcuno in Vaticano rilegga Fides et Ratio. Fede e Ragione, la grande enciclica di Giovanni Paolo II del 14 settembre 1998.

Ve la copio e incollo, leggetela anche voi:

https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091998_fides-et-ratio.html

LUCA COSTA

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo



Israele contro i Cristiani

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