Due morti, un silenzio. Il caso Alstom, Macron e l’ombra lunga dei suicidi sospetti
Parigi,
7
giugno e 7 luglio
2025. Due morti. Due "suicidi". Troppa coincidenza, troppo
silenzio.
Nel
giro di un solo mese, due figure centrali nella denuncia della
svendita dell’industria
strategica francese (Alstom)
agli
Stati Uniti –
Olivier
Marleix e Éric
Denécé
– sono
stati trovati morti in circostanze ufficialmente etichettate come
“suicidi”.
Il primo, deputato della destra repubblicana, già
presidente
della commissione d’inchiesta
sulla vendita di Alstom a General Electric. Il secondo, ex-agente dei
servizi e direttore del CF2R, uno dei pochi analisti francesi ad aver
pubblicamente definito quella cessione un “atto
di capitolazione”.
Il
silenzio delle istituzioni è assordante. Quello dei media di regime,
quasi offensivo. Nessuno si chiede perché
due
voci critiche, impegnate su uno stesso dossier esplosivo, si spengano
a poche settimane l’una
dall’altra.
Nessuno, tranne chi non accetta che la democrazia venga trattata come
una vetrina mentre nel retrobottega si trafficano interessi di Stato.
Macron e l’affaire Alstom: storia di un tradimento
Torniamo
indietro: è il 2014. Emmanuel Macron, appena nominato Ministro
dell’Economia
sotto Hollande, dirige
la cessione della divisione energia di Alstom (leader mondiale nella
produzione di turbine e sistemi elettrici
per l’industria atomica)
a General Electric. Un affare che costò alla Francia una fetta
enorme di sovranità
industriale
e tecnologica –
e
che coincise, curiosamente, con una promozione rapidissima
dell’allora
sconosciuto Macron verso l’Eliseo.
Non
fu una vendita. Fu una resa industriale, sotto ricatto: mentre la
giustizia americana minacciava i dirigenti Alstom con accuse penali,
GE si offriva come salvatore. Il risultato? Un colosso francese
svanito, migliaia di posti di lavoro persi, know-how strategico
trasferito oltreoceano.
E
Macron? Invece di difendere gli interessi nazionali, aprì
la
porta. Col sorriso dell’uomo
pulito, si
è venduto, orchestrando dietro le quinte
la rapina del secolo
ai danni dell’industria francese.
Marleix e Denécé: due voci inascoltate
Olivier
Marleix, nel 2018, presentò una denuncia formale alla procura
nazionale finanziaria per sospetti di “corruzione”
attorno
all’affaire
Alstom. Parlava di “patti
occulti”,
di pressioni, di responsabilità
politiche
altissime.
Éric
Denécé,
con linguaggio più tecnico ma altrettanto duro, parlava di
“cedimento
di Stato”,
di un’élite
pronta a sacrificare asset strategici in nome del carriérisme
e della sottomissione all’Impero
americano.
Entrambi
non erano complottisti. Erano analisti, parlamentari, uomini delle
istituzioni. E ora sono entrambi morti, in circostanze misteriose.
Uno impiccato in casa, con un biglietto ancora non reso pubblico.
L’altro
partito
con
un colpo di fucile, nell’incredulità di amici e parenti, mentre
stava organizzando competizioni sportive, una vita piena e ricca.
Silenzio dei media, vietato fare domande, circolare,
niente
necrologi ufficiali, Denécé
è stato salutato
solo da blog e siti indipendenti.
Macron : l’intoccabile
In Francia, oggi, chi tocca i segreti energetici, chi indaga sulle multinazionali coperte dalla République, chi osa dire che l’interesse nazionale è stato tradito, viene prima delegittimato, poi ucciso, poi dimenticato.
Il
libro inchiesta di Olivier Marlaix del 2021, Les
Liquidateurs - Ce que le macronisme inflige à
la
France et comment en sortir, non
è più in vendita su Amazon, ne su altri siti. Da una settimana. È
un caso?
E
Macron? Twitta commosso. Parla di “uomo
di convinzioni”.
Come se non sapesse che la
convinzione
di Marlaix fosse che la sua irresistibile ascesa alla presidenza
fosse legata al più grave scandalo di corruzione made in USA della
storia di Francia.
LUCA COSTA
PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo
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