Alla vigilia dell’incontro USA - Russia in Alaska, lo spettacolo sconcertante di un’UE che rifiutò il Cristianesimo
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Mentre Donald Trump e Vladimir
Putin si apprestano a incontrarsi in Alaska per discutere, con ogni
probabilità, di un possibile cessate il fuoco in Ucraina,
l’Europa
politica si muove in direzione opposta. Non verso la pace, ma verso
l’ostinata prosecuzione di un conflitto che la realtà dei fatti ha
già deciso.
Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Keir
Starmer, Friedrich Merz, Giorgia Meloni: nomi diversi, governi
diversi, ma una linea comune. Nessuno di loro sembra disposto ad
ammettere che l’Ucraina, sul terreno, ha perso porzioni
significative del proprio territorio – regioni abitate in larga
maggioranza da popolazioni russofone che si sentono e vogliono essere
russe. Nessuno si interroga sul senso di spingere Kiev a
“riconquistare” oblast dove il bicolore giallo-blu sarebbe visto
da molti come un vessillo ostile.
Perché allora
proseguire? Perché, nonostante il numero già enorme di morti e
mutilati, Zelensky continua a ricevere da Bruxelles, Parigi, Londra,
Berlino e Roma la stessa parola d’ordine: resistere, combattere,
insistere? È una scelta strategica o una macabra contabilità, dove
le vite ucraine sono considerate semplici “risorse” da
sacrificare sull’altare della geopolitica e dell’economia di
guerra?
Il sospetto è legittimo: in un’Europa
economicamente stremata, i bilanci delle industrie militari stanno
conoscendo un’epoca d’oro. Commesse miliardarie, ordini a carico
dell’Unione Europea, programmi di riarmo nazionale: il conflitto
diventa benzina per un motore industriale che, in tempo di pace, non
girerebbe a tali regimi. Il prezzo? Non lo pagano Parigi o Berlino,
Londra o Roma: lo pagano i ragazzi ucraini che muoiono nelle trincee
del Donbass e del fronte meridionale.
A questo punto la
domanda è inevitabile: qual è l’obiettivo? Recuperare territori
che, se mai “liberati”, andrebbero governati con misure
repressive e militari costanti? O prolungare una guerra per mantenere
viva un’economia di settore che, senza la guerra stessa,
collasserebbe?
Sul piano morale, è un fallimento totale.
Siamo di fronte a un’UE che ha rinnegato le proprie radici
cristiane anche nella stesura della sua Costituzione, e che oggi si
ritrova persa in un labirinto di menzogne, incapace di vedere e dire
la verità, handicappata moralmente e razionalmente.
Un’Europa
così non può costruire la pace, perché ha smarrito i principi e
gli strumenti per riconoscerla.
LUCA COSTA
PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo