martedì 1 luglio 2025

Da un'Apocalisse all'altra

 Governare attraverso la crisi: politica e ideologie dellapocalisse

Un’analisi filosofica della gestione del potere nel mondo post-Guerra Fredda

Nel celeberrimo saggio del 1992, The End of History and the Last Man, (pubblicato in italiano come La fine della storia), Francis Fukuyama scriveva che la sola e ultima possibilità politica delluomo moderno è lo stato ultra-liberale. La storia si muove verso un post-capitalismo totalizzante e il capitalismo trova il suo corrispettivo politico solo nella democrazia liberale. Fine della storia. Appunto.

Oggi, 2025, osserviamo che la profezia di Fukuyama si è concretizzata in una post-storia, cioè unepoca apocalittica, di crisi a catena. Non più una successione di eventi eccezionali bensì una struttura di governo, una liturgia attraverso cui le élites politiche, economiche e culturali mantengono e rafforzano il loro potere. La crisi non è più un incidente del cursus storico, ma il suo carburante. Non è un fallimento del sistema, è il sistema.


1. L’algoritmo della crisi

Dalla caduta del Muro di Berlino, lOccidente ha smesso di credere nella Storia come progresso. La fine delle ideologie del XX secolo comunismo su tuttenon ha inaugurato lera della pace, bensì quella dellindeterminatezza. Il nemico ha cessato di essere un soggetto ed è diventato sistemico, diffuso, inafferrabile: il virus, il terrorista, il CO2, il diesel.

Le élites che governano da Washington a Bruxelles, da Tel Aviv a Pechino (in un paradossale e tacito accordo), hanno sostituito la vecchia logica del dominio brutale con un meccanismo più sottile: la somministrazione continua di paure globali. La crisi diventa il nuovo linguaggio universale del potere. Un algoritmo perfetto: 1) generare panico, 2) offrire salvezza, 3) togliere libertà. E soprattutto, ottenere consenso passivo e prelievi forzati non solo economici, ma anche cognitivi, morali, spirituali, esistenziali.


2. Apocalissi dosate e gestite

Tutte le apocalissi moderne sono gestite. Programmabili. Riprogrammabili. Ogni crisi viene confezionata con cura: prima lannuncio catastrofico, poi la spiegazione esperta, poi il panico collettivo, infine la proposta salvifica.

  • Crisi terroristica: ieri Brigate Rosse, oggi i fondamentalisti islamici, il terrore giustifica la sorveglianza di massa e la militarizzazione del quotidiano.

  • Crisi ecologica: il cambiamento climatico diventa la nuova escatologia, con dogmi (neutralità carbonica) e simboli sacri (la pala eolica al posto della croce, la plastica riciclata, i pannelli solari, i tappi inamovibili). L’auto elettrica.

  • Crisi sanitaria: il virus è il nuovo Leviatano invisibile. La scienza trasformata in religione. I vaccini come sacramenti.

  • Crisi demografica: siamo troppi, qualcuno non deve più nascere (aborto), altri devono morire in fretta (eutanasia).

  • Crisi geopolitiche: dalla Serbia all’Afghanistan, all’Iraq, alla Siria all’Ucraina poi l’Iran, ogni guerra è un "intervento umanitario" o una "esportazione della democrazia".


3. La teologia della salvezza

In assenza di idee, si afferma una nuova religione civile. Essa non promette né paradisi né resurrezioni, ma un eterno presente sorvegliato, precario ma sostenibile. Le soluzioni proposte non sono più politiche nel senso classico scelte tra opzioni razionali, articolate, discutibili. Sono dogmi. Imperativi morali. «Bisogna vaccinarsi», «bisogna accogliere migranti», «bisogna fare la transizione verde».

Non è più concesso chiedere: Perché?” o A chi vanno i soldi?”.

Le soluzioni sono atti di fede, imperativi morali assoluti, e chi li mette in discussione è scomunicato come "negazionista", "complottista", "reazionario". Larena pubblica si è trasformata in un tribunale inquisitorio in cui leresia è reato dopinione.


4. La crisi come dispositivo fiscale

Il vero obiettivo non è la salvezza dellumanità. Il fine del potere è il potere. Il potere di servirsi dello stato, di creare narrazioni di crisi, di creare nuove necessità, urgenze, crisi, per farci pagare. Per prenderci soldi e libertà. Col nostro consenso. Ogni crisi giustifica un nuovo prelievo: tasse ecologiche, debito pubblico infinito, spesa militare obbligata. Ogni emergenzalegittima il drenaggio di risorse dal basso verso lalto, dai cittadini verso le élites finanziarie.

Il cittadino è ridotto a un soggetto penitente: lavora, consuma, si vaccina, paga. E, soprattutto, non protesta. Perché protestare significherebbe negare la necessità” dellintervento salvifico. E negare la crisi è oggi il più grande peccato. La violenza va riservata a coloro che non si allineano.

Non sei vaccinato? Eretico! Pentiti!

Hai l’auto diesel? Eretico! Maledetto! Pentiti!

Difendi il paesaggio contro le pale eoliche? Eretico!

Sei pro-russo? Eretico!

Non vai al GayPride? Eretico!

Sei cattolico? Eretico!

E gli eretici prima o poi saranno bruciati…


5. Oltre la distopia: lassuefazione

Il potere contemporaneo non si esercita con la forza brutale, ma con lassuefazione. Non si impone con il gulag staliniano o con il lager hitleriano, ma con la cura paternalista, con la retorica del bene comune”. È una forma di biopotere, come già teorizzava Michel Foucault: il potere non ti vieta di vivere, ti spinge a vivere nel modo giusto per avere la coscienza a posto. Sicuri di aver partecipato al bene comune e di aver respinto il male

Siate buoni insieme! Obbedite, siate buoni collettivamente. Pagate e abbiate buona coscienza.

Ma questo non è vivere. Il cittadino contemporaneo è un sopravvissuto per definizione: allinquinamento, alle pandemie, al terrorismo, alla povertà. E così, nella paura, si rifugia nelle narrazioni offerte: inclusive, social, green. E costose.



Conclusione: una nuova forma di servitù

La crisi è diventata l’algoritmo organizzatore della modernità. Non più eccezione, ma regola. Unideologia della fine che si rinnova ogni giorno, senza mai concludersi. È una liturgia che non prevede Giudizi Universali, ma una serie infinita di Apocalissi all’orizzonte.

Siamo dentro una nuova forma di teocrazia secolare, in cui le élites non promettono il paradiso, ma esigono obbedienza e sacrifici continui (anche umani, vedi aborto e eutanasia), in nome della salvezza. E mentre lumanità continua a sacrificarsi, il potere ridefinisce continuamente cosa sia quel bene collettivo in nome del quale penetrare nelle nostre coscienze e nei nostri portafogli.

La vera domanda è: quanto ancora siamo disposti a pagare per evitare una fine che non arriva mai? A quanta libertà siamo ancora pronti a rinunciare? Quanto siamo ancora disposti a farci prendere in giro?

Oggi pensavo. Ricordavo. Solo cinque anni fa, nel pieno di una crisi sanitaria creata ad hoc, ci veniva detto che uscire da soli in mountain bike in una foresta a venti chilometri da ogni presenza umana, era un atto di irresponsabilità, un crimine contro il prossimo. Oggi, nello stesso mondo, con la stessa solennità, ci dicono che è “per il bene di tuttifar volare un bombardiere B-2 per 30.000 chilometri, a emissioni illimitate, per sganciare ordigni perforanti sullIran, in nome della democrazia.

La morale è oggi una variabile di cui il potere dispone a proprio piacimento.La logica si è arresa alla narrazione. Il nuovo dogma della crisi continua non chiede intelligenza, non esige ragione ma fede cieca.

Chi ci governa dal 1989 non vuole più cittadini, vuole fedeli. Pronti a sacrificare tutto. Per salvare cosa non lo abbiamo ancora capito.

LUCA COSTA

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo



Nessun commento:

Posta un commento

Israele contro i Cristiani

 Cisgiordania: Israele contro i cristiani Nel cuore della Cisgiordania, a pochi chilometri da Ramallah, sorge Taybeh, l’ultimo villaggio ...