SIRIA: I CRISTIANI MUOIONO NEL SILENZIO. IL NUOVO REGIME, VOLUTO DAGLI USA E DA ISRAELE, È UNA MACELLERIA ISLAMISTA
di Luca Costa
Strage durante la Messa
Domenica scorsa, 22 giugno, durante la messa alla Chiesa di Mar Elias a Damasco, una bomba è esplosa in mezzo ai fedeli. L’attentato ha causato almeno decine di morti e decine di feriti. Un massacro. Silenzioso. Come sempre accade quando a morire sono cristiani in Medio Oriente.
Il patriarca greco-ortodosso di Antiochia, John X Yazigi, ha rotto gli argini: ha dichiarato pubblicamente che il nuovo governo siriano è complice, se non responsabile diretto, per non aver garantito nemmeno il minimo della sicurezza a una comunità ormai decimata. Una denuncia che dovrebbe far rumore. Ma nessuno ne parla.
Perché oggi, chi uccide i cristiani in Siria non è il solito "tiranno", ma un alleato strategico voluto, creato da Washington e benedetto da Tel Aviv.
Dal cambiamento di regime alla catastrofe
Chi ha voluto la distruzione della Siria? La risposta è chiara e documentata: gli Stati Uniti, Israele, Turchia, e i loro alleati del Golfo, che fin dal 2011 hanno finanziato, armato e protetto un’insurrezione settaria e jihadista contro il governo di Bashar al‑Assad. Un leader autoritario, certo, ma che garantiva un equilibrio confessionale. La Siria era uno degli ultimi paesi arabi dove cristiani, musulmani sunniti, sciiti, drusi e alawiti convivevano, seppur sotto sorveglianza statale.
Ma l’obiettivo dell’Occidente non era la pace. Era l’annientamento di Assad, considerato troppo vicino alla Russia e all’Iran, troppo resistente all’egemonia americana nella regione. Così, in nome dei “diritti umani”, si è spalancata la porta all’inferno: Al-Qaeda, ISIS, Al-Nusra, HTS, tutti incoraggiati, direttamente o indirettamente, da decine di miliardi di dollari in armi e appoggio logistico.
Il nuovo volto del potere: Ahmed al‑Sharaa
Ora, nel 2025, a 14 anni dall’inizio del caos, la Siria è caduta definitivamente nelle mani di un altro tipo di tiranno. Il nuovo presidente siriano si chiama Ahmed al‑Sharaa, meglio noto con il nome di battaglia Abu Mohammad al‑Joulani. È un ex comandante di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), gruppo nato da una costola di Al-Qaeda in Siria. Un uomo che fino a un anno fa era sulla lista nera del Dipartimento di Stato americano come terrorista internazionale, con una taglia di 10 milioni di dollari sulla testa.
E oggi? Oggi è il presidente della Siria. Ufficialmente “ad interim”, ma con pieni poteri, senza parlamento, con una nuova costituzione provvisoria basata sulla sharia, e con l’appoggio implicito di Washington, Ankara, Doha e Tel Aviv.
Nel gennaio 2025 ha deposto Assad dopo una campagna militare lampo, ed è stato proclamato leader da un’assemblea farlocca messa in piedi da ex ribelli, miliziani e consiglieri stranieri. Oggi controlla la sicurezza, la magistratura, l’esercito e la stampa. Un potere assoluto, fondato sulla religione e sulla vendetta.
Chi è davvero al‑Sharaa? Un "presidente" jihadista
Al‑Sharaa non è un volto nuovo per chi segue la guerra siriana. Era il volto mediatico di Jabhat al-Nusra, braccio siriano di Al-Qaeda, che si è poi “riciclato” in HTS. Un gruppo che ha massacrato alawiti, cristiani, sciiti e curdi, usando metodi da guerra santa: decapitazioni, pulizia etnica, imposizione della legge islamica.
Con l’aiuto turco, qatariota e americano, ha trasformato Idlib in un emirato islamista. E ora, con il favore della distrazione globale, ha esteso il suo controllo a Damasco e al resto della Siria occidentale. Eppure, nessun editoriale indignato. Nulla. Tutto va a meraviglia nel migliore dei mondi possibili: quello a stelle e strisce.Cristiani: bersagli senza voce
La comunità cristiana siriana è passata da oltre 2 milioni di fedeli nel 2010 a meno di 400.000 oggi. I villaggi cristiani sono stati svuotati, saccheggiati, bombardati. I simboli religiosi distrutti. Le chiese incendiate. E ora, dopo l’attentato di Damasco, è chiaro che non c’è nessuna intenzione di proteggerli. Nessuna. Nessun leader europeo ha detto una parola.
La nuova Siria jihadista non ha spazio per chi non si piega alla legge religiosa. I cristiani vengono intimiditi, discriminati, costretti a fuggire. I loro leader sono lasciati soli. La loro sofferenza viene ignorata dai media occidentali, troppo impegnati a difendere le “nuove democrazie” nate a suon di bombe.
Occidente: complice e servo
Non è solo colpa degli estremisti locali. È colpa di chi li ha creati, finanziati, organizzati e legittimati. È colpa degli Stati Uniti, che hanno scommesso sulla caduta di Assad per spezzare l’asse Mosca-Teheran-Damasco. È colpa di Israele, che ha colto l’occasione per indebolire un vicino scomodo e destabilizzare l’area a proprio vantaggio. È colpa dell’Europa, che ha seguito a testa bassa ogni strategia imposta da Washington, senza mai fermarsi a guardare le conseguenze.
E ora che la Siria è diventata un inferno islamico sotto Ahmed al‑Sharaa, nessuno osa alzare la voce. Perché il “nuovo regime” fa comodo: non è anti-americano, non è pro-iraniano. È brutalmente islamista, ma “fa i nostri interessi”.
Conclusione: la Siria non è rinata. È stata assassinata
La Siria non è rinata. È stata distrutta, svenduta e offerta in sacrificio agli interessi geopolitici di USA e Israele, con la complicità delle monarchie del Golfo e il silenzio vile dell’Europa. Le minoranze – cristiani in primis – sono diventate carne da macello, pedine inutili di una partita tra superpotenze.
E nessuno, né a Bruxelles, né a Roma, né a Washington, ha il coraggio di dire la verità: che ciò che oggi guida la Siria non è una rivoluzione, ma un regime islamista armato, benedetto dalle cancellerie occidentali, incapaci di spiegarci quale sia in fondo la differenza tra al-Sharaa e Khamenei.
In base a cosa uno sarebbe “buono” e l’altro “cattivo”?
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