domenica 15 giugno 2025

Giornalismo: un mestiere pericoloso

 Ulfkotte, Chiesa, Dénécé: tre morti scomode nellombra lunga della CIA



Quando muore un giornalista in Russia i media occidentali urlano, si strappano i capelli, dedicano all’evento mesi, anni di approfondimenti e dibattiti. Tutti conosciamo il nome di Anna Politkovskaija per esempio.

Invece, quando muoiono giornalisti scomodi all’impero americano in Europa, cala sui fatti un silenzio imbarazzante.

Così è stato per Udo Ulfkotte in Germania, per Giulietto Chiesa in Italia, per Éric Dénécé in Francia. Tre figure diverse, accomunate da un tratto preciso: avevano osato mettere in discussione legemonia dellintelligence occidentale, in particolare linfluenza della CIA sulla stampa e sulle democrazie europee.

Tre morti, una domanda: si può ancora parlare liberamente in Occidente?

Udo Ulfkotte è stato per quasi due decenni uno dei giornalisti di punta del Frankfurter Allgemeine Zeitung, fino a quando nel 2014 ha pubblicato Gekaufte Journalisten” (Giornalisti comprati), un libro dirompente in cui denunciava come la CIA e altri servizi atlantici infiltrassero sistematicamente la stampa tedesca per orientarla a favore della NATO. Lopera fu ignorata dai grandi media, etichettata come marginale, screditata. Ma le accuse erano precise, dettagliate, circostanziate. Ulfkotte parlava di mazzette, inviti negli Stati Uniti, viaggi spesati, linee editoriali imposte. Tre anni dopo, il 13 gennaio 2017, Ulfkotte morì improvvisamente a 56 anni per un infarto, secondo la versione ufficiale. Nessuna autopsia approfondita. Nessun interesse mediatico. Nessuna indagine. Solo il silenzio.

La stessa dinamica si è ripetuta con Giulietto Chiesa. Giornalista, ex corrispondente da Mosca per La Stampa e lUnità, fondatore di Pandora TV, Chiesa era diventato una delle figure più critiche verso legemonia NATO e la narrativa occidentale su Russia, Siria e Medioriente. Aveva denunciato apertamente la manipolazione delle guerre, i giochi sporchi dei servizi segreti, lingerenza americana nei media e nei governi europei. Il 26 aprile 2020 morì a Roma per un malore improvviso. Anche in questo caso, nessuna inchiesta approfondita, solo commemorazioni fredde, formali, quando non infastidite. La sua figura, scomoda per lestablishment, è stata rapidamente relegata ai margini del dibattito.

Infine, Éric Dénécé. Analista, ex membro dellintelligence francese, fondatore del Centre Français de Recherche sur le Renseignement (CF2R), Dénécé è stato una delle voci più lucide e controcorrente nel panorama europeo. Aveva denunciato luso crescente della guerra psicologica da parte degli Stati Uniti, la demonizzazione sistematica della Russia, la subordinazione strategica dellEuropa alla NATO. In patria non era ben visto. La sua morte, avvenuta il 12 giugno 2025, è stata improvvisa, a 62 anni. Nessuna causa chiara è stata resa pubblica. Ancora una volta, il silenzio. La rimozione.

Tre morti, tre contesti diversi, un solo filo rosso: la critica al potere americano, lopposizione al monopolio informativo imposto dalla CIA e dalle strutture di intelligence occidentali. È un dato storico che la CIA, fin dagli anni della Guerra Fredda, abbia operato per influenzare e controllare la stampa, con programmi come Operation Mockingbird. Oggi queste pratiche non si sono interrotte: sono diventate più sofisticate. Linfluenza passa per i think tank, le fondazioni, le partnership editoriali, i finanziamenti indiretti. Chi denuncia, viene isolato, delegittimato, e nei casi più estremi fatto sparire dal dibattito, se non dalla vita.

Non si tratta di fantasie cospirazioniste, ma di dinamiche documentate. Ulfkotte aveva prove scritte, testimoni, nomi. Chiesa aveva contatti diretti, esperienze sul campo, una lettura storica coerente. Dénécé univa lanalisi geopolitica alla conoscenza diretta degli apparati di sicurezza. Nessuno di loro era un improvvisato. Nessuno parlava senza basi. Ma proprio per questo facevano paura.

Il dato più inquietante, oggi, non è solo la loro scomparsa, ma lassenza totale di reazione. In Germania nessun partito ha chiesto chiarimenti su Ulfkotte. In Italia nessuna grande testata ha approfondito le cause della morte di Chiesa. In Francia nessun media ha osato porre interrogativi sulla scomparsa di Dénécé. È il segno che il controllo narrativo è completo. Che la libertà d’informazione è diventata un guscio vuoto, utile solo per legittimare un sistema che si autoalimenta nel silenzio e nellimpunità.

Quando il giornalismo si piega alla paura o allobbedienza, la democrazia muore. Se oggi non abbiamo il coraggio di chiedere verità su queste tre morti, domani non ci sarà più nessuno a raccontare cosa accade davvero. Ulfkotte, Chiesa, Dénécé non sono solo vittime potenziali: sono testimoni. Sacrificati per difendere una narrazione che non regge più. Riscattare la loro memoria significa difendere lunico strumento che ancora può contrastare il potere senza volto: la verità.

LUCA COSTA

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