Abolire il Ministero della Pubblica Istruzione? Una follia mascherata da dottrina sociale.
L’elezione di Donald Trump ha scatenato riflessioni assai paradossali in certi ambienti cattolici italiani: tutto ciò che viene dagli Stati Uniti, purché suoni anti-statalista, viene accolto con entusiasmo. In questa ondata di filoamericanismo acritico, spicca il vicepresidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, Don Samuele Cecotti. Ne è prova il video pubblicato circa tre settimane fa sul canale YouTube dell’Osservatorio, dal titolo: “Abolire il Ministero della (pubblica) Istruzione?”. In quel video, Don Samuele Cecotti afferma con estrema chiarezza, al minuto 2:15, che “la soppressione del Ministero della pubblica istruzione coinciderebbe perfettamente con la dottrina sociale della Chiesa.” Un’affermazione che non solo è falsa, ma pericolosa e culturalmente irresponsabile. Serve fare chiarezza. Che l’educazione spetti in primis alla famiglia è un principio che nessuno mette in discussione. Lo affermano la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il Magistero della Chiesa, il buonsenso antropologico. Ma educare non è istruire. La famiglia è il luogo degli affetti, dei valori, dell’impostazione etica e spirituale. Ma non può per principio sostituire la scuola, perché non ne ha sempre i mezzi, la competenza, la struttura. Qui si infrange il castello ideologico di chi vuole smantellare la scuola pubblica in nome della “libertà educativa”. Cosa intende davvero Don Cecotti quando propone l’abolizione del Ministero della Pubblica Istruzione? Che ogni famiglia debba diventare essa stessa una scuola? E chi non può? Deve adattarsi, restare ai margini, ricorrere alla beneficenza culturale di famiglie altrui? E ancora: se il principio fondante è che la famiglia educa, come si concilia questo con l’idea che la famiglia poi debba affidarsi a scuole parentali gestite da altre famiglie o a reti private? Non è forse una delega, anche questa? La verità è che il modello trumpiano, acclamato da Cecotti, è profondamente classista. Negli Stati Uniti, se hai soldi, mandi tuo figlio in scuole d’élite; se sei povero, lo Stato ti offre un’istruzione minimale, spesso degradata, in scuole che non servono altro che a riprodurre il ciclo della povertà e dell’esclusione. È questo il modello da importare in Italia? Bella dottrina sociale… La scuola pubblica italiana, con tutti i suoi limiti, è stata e resta uno strumento di emancipazione, di uguaglianza reale, di trasmissione del sapere. E proprio la dottrina sociale della Chiesa – quando letta integralmente e senza forzature ideologiche – difende la sussidiarietà autentica: quella in cui lo Stato interviene quando famiglie e corpi intermedi non bastano, per sostenere, non per sostituire. E l’istruzione è esattamente questo caso. Sì, la scuola pubblica non è perfetta. Lo sappiamo. Ci sono insegnanti ideologizzati, programmi deformati, pressioni culturali unilaterali. Ma davvero questo basta a condannare un’intera istituzione dove, da generazioni, milioni di italiani – anche cattolici – danno la vita per i giovani? Dove insegnanti spesso malpagati, isolati, stanchi, continuano a esserci per ragazzi che le famiglie non vogliono, non educano, non accompagnano? Dove molti studenti trovano, nella scuola, l’unico adulto stabile della loro vita? E allora, invece di sognare una tabula rasa, perché i cattolici non si impegnano di più nella scuola pubblica? Perché non portano lì la loro visione dell’uomo, la loro antropologia, il loro spirito educativo? Perché non formano giovani a diventare insegnanti pubblici, invece che mandarli in massa a studiare finanza alla Bocconi, per poi far carriera nei meccanismi del capitalismo speculativo che tanto criticano? La verità è che i cattolici nella scuola pubblica sono pochi, pochissimi. E quelli che ci sono, spesso portano avanti da soli una missione titanica, senza il riconoscimento del mondo cattolico organizzato. La critica alla scuola pubblica è fin troppo facile, ma l’alternativa non può essere la distruzione. L’alternativa è esserci, impegnarsi, portare luce dove c’è ombra. Abolire il Ministero della Pubblica Istruzione non è “evangelico”, non è “dottrinale”, non è “sussidiario”. È una fuga (l’ennesima) di fronte alla selva aspra e selvaggia della vera scuola cattolica : la scuola pubblica. Che i cattolici disertano! È l’abbandono dei più deboli, di quei milioni di giovanissimi che avrebbero bisogno di vedere, di trovare cattolici di fronte e accanto a loro ogni giorno in classe. Con loro! Non chiusi in scantinati e residenze signorili a fare la scuola in famiglia! Abolire la scuola pubblica sarebbe un tradimento (grave) di quella dottrina sociale della Chiesa che si pretende di difendere a parole, ma che nella realtà si ignora nel suo nucleo più profondo: la Chiesa È la società, questa società. Non c’è nessun bisogno costruirsene un’altra parallela, più corrispondente ai nostri pregiudizi. Non abbiate paura.
LUCA COSTA
PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo
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