Blackout in Spagna: il grande fallimento dell’utopia rinnovabile
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Il blackout del 28 aprile 2025 in Spagna e Portogallo non è stato un semplice incidente tecnico. È stata la dimostrazione brutale del collasso di un sistema energetico costruito su una menzogna verde: che sole e vento possano alimentare un Paese moderno. Bastati cinque secondi. Un crollo del 60% della produzione elettrica. Rete iberica fuori servizio. Interconnessioni europee tagliate. Tutto spento.
E no, non è colpa del “clima”. È colpa di una strategia energetica delirante, fondata sull'intermittenza di fonti non programmabili e instabili.
Non solo pale eoliche: il solare è l’altra gamba marcia del sistema
Per anni la Spagna è stata indicata come “modello” per lo sviluppo del fotovoltaico. Ma dietro la retorica da Green Deal, la realtà è un’altra: enormi campi fotovoltaici a terra hanno invaso ettari di terreno fertile, distrutto habitat naturali, e consumato acqua per il raffreddamento nei climi più aridi d’Europa.
E a cosa servono? A produrre energia solo nelle ore centrali del giorno, quando la domanda è variabile e le reti sono già cariche. Poi, al tramonto: il nulla. Nessuna produzione, nessun accumulo, nessuna garanzia. Si chiama “curtailment”: in molte ore di picco la produzione va sprecata perché la rete non può assorbirla. Un’assurdità tecnica che paghiamo tutti in bolletta.
E infatti, secondo i dati di Redeia, oltre il 40% della nuova capacità installata in Spagna tra 2021 e 2024 è fotovoltaico a terra, spesso in mano a fondi speculativi internazionali più interessati ai sussidi che all’elettricità. Il risultato? Campi distrutti, produzione instabile, blackout annunciati.
Le rinnovabili sono una truffa tecnica, economica e ambientale
La retorica delle “energie pulite”
crolla davanti all’evidenza:
- Non sono affidabili, perché
dipendono da sole e vento.
- Non sono sostenibili, perché hanno
bisogno di materie rare, cemento, vetro, acciaio, batterie, reti di
backup.
- Non sono ecologiche, perché devastano paesaggi,
foreste, suolo agricolo, uccidono fauna e spingono alla
cementificazione selvaggia.
- Non sono economiche, perché il
loro costo reale lo paghiamo noi in bolletta e in sussidi.
E
quando vanno in crisi – come in Spagna – non c’è rete
intelligente che tenga. Solo blackout.
L’allarme c’era. L’hanno ignorato tutti.
Redeia lo aveva scritto nero su bianco nel 2024: “Le rinnovabili senza un sistema di compensazione sono una minaccia per la stabilità della rete”. Ma si è tirato dritto, accecati dal fanatismo verde.
Oggi, il direttore di Voltalis lo conferma: “La Spagna è molto esposta alla variabilità delle rinnovabili. E mancano le soluzioni per compensare l’arresto di un parco eolico o fotovoltaico”. La rete non ha inerzia, le fonti sono volatili, la produzione è incontrollabile. E tutto salta.
Conclusione: basta ideologia, torniamo alla ragione
Siamo di fronte a un modello fallito. L’eolico e il fotovoltaico a terra non garantiscono né sicurezza, né sovranità, né risparmio. Sono strumenti per arricchire pochi, scaricando costi e danni su cittadini, ambiente e industria.
La vera transizione non è quella che ci spegne. È quella che garantisce energia continua, abbondante e programmabile. E questo, piaccia o no, oggi lo fanno solo il nucleare e le centrali convenzionali.
Non è progresso. È disastro. E la Spagna ce l’ha appena dimostrato, in diretta mondiale.
LUCA COSTA
PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo
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