Sotto il giogo dell’alleato: smontare la retorica filoamericana di Antonio Socci
L’articolo di Antonio Socci, “La guerra si avvicina sempre di più. La via della pace passa da Roma”, è un esempio lampante di come si possa distorcere la realtà geopolitica per adattarla a una narrazione filoamericana, ignorando le responsabilità storiche degli Stati Uniti e proponendo soluzioni che perpetuano l’egemonia americana in Europa.
Socci, che in passato ha sostenuto le guerre d’invasione americane in Afghanistan e in Iraq, ora si erge a paladino della pace, proponendo una soluzione che passa ancora una volta attraverso la politica estera americana. Questa posizione è intrinsecamente contraddittoria: come può la stessa potenza che ha alimentato conflitti in Medio Oriente e ha contribuito all’escalation in Ucraina essere vista come l’artefice della pace?
L’attuale crisi in Ucraina è il risultato di una lunga serie di provocazioni da parte degli Stati Uniti, tra cui l’espansione della NATO verso est e l’ingerenza nelle politiche interne di paesi sovrani. Come hanno sottolineato diversi analisti indipendenti, questa espansione è stata percepita dalla Russia come una minaccia diretta, contribuendo all’escalation del conflitto. Affidarsi nuovamente alla politica estera americana per risolvere questa crisi significa ignorare le lezioni del passato e perpetuare un ciclo di instabilità.
L’Europa ha agito troppo a lungo come una colonia americana, seguendo ciecamente le direttive di Washington anche quando queste andavano contro i propri interessi. La dipendenza energetica dalla Russia, ad esempio, è stata compromessa dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, causando gravi ripercussioni economiche per molti paesi europei. È tempo che l’Europa riconosca la necessità di una politica estera autonoma, che privilegi la cooperazione e il dialogo con la Russia, piuttosto che l’ostilità imposta da potenze esterne.
La vera via della pace non passa da Roma come intermediaria per conto degli Stati Uniti, ma attraverso un’Europa che afferma la propria autonomia e costruisce relazioni basate sul rispetto reciproco con la Russia. Solo liberandosi dall’influenza americana, l’Europa potrà perseguire una politica estera che favorisca la stabilità e la prosperità per tutti i suoi cittadini.
Occorre smontare anche il mito della “necessità” della protezione americana e dell’ombrello NATO. È una narrazione tossica, utile solo a chi vuole mantenere l’Europa in posizione subalterna. La NATO non ci difende da nulla. Non ci protegge da invasioni, non garantisce la pace, non serve alcun interesse europeo. La Russia, piaccia o no, non ha alcun interesse a invadere l’Europa occidentale: ha un interesse molto più semplice e concreto — venderci gas, petrolio e materie prime, e in cambio acquistare beni industriali, ingegneria avanzata, tecnologia e prodotti di consumo.
Questa è una dinamica win-win, naturale, storica, e basata su vantaggi reciproci. Una dinamica che gli Stati Uniti, invece, considerano intollerabile. Perché minaccia il loro ruolo egemonico nel continente. Per questo spingono per una guerra fredda perpetua tra Europa e Russia: per tagliarci fuori dall’energia a basso costo, per spezzare ogni ponte economico, per impedirci di essere competitivi.
La NATO, di fatto, serve a un solo scopo: mantenere la divisione del continente eurasiatico e fare dell’Europa un cliente fisso dell’industria bellica americana e del gas liquefatto USA — molto più caro, molto più inefficiente. È una zavorra, non un’alleanza. Ci trascina nei conflitti decisi a Washington, ci fa pagare le loro guerre, e ci costringe a rinunciare alla nostra autonomia politica ed economica.
Se la NATO non ci fosse, l’Europa avrebbe la possibilità — e la responsabilità — di riorientare la propria strategia militare verso le minacce reali: quelle che vengono non da Mosca, ma dal Mediterraneo. Le potenze emergenti del Nord Africa, destabilizzate da anni di guerre occidentali e ora alla ricerca di peso geopolitico, e la Turchia di Erdoğan, sempre più ambigua e aggressiva nei confronti dell’Europa, sono le vere forze che oggi contestano la nostra influenza nel Mare Nostrum. Questi attori hanno mire esplicite: sul controllo marittimo, sulle rotte migratorie, sull’energia offshore e sull’egemonia regionale.
Senza la NATO a vincolare le nostre risorse e a imporci nemici esterni inventati, potremmo concentrare le forze europee su un deterrente comune, costruito su interessi reali. Un’Europa finalmente autonoma potrebbe difendere i propri confini meridionali, garantire sicurezza nel Mediterraneo, proteggere le sue rotte commerciali e rafforzare la sua proiezione globale. Questo significherebbe essere finalmente adulti sul piano geopolitico, e non più vassalli di un impero in declino che gioca ancora a Risiko con i corpi e le economie degli altri.
Socci, Luttwak e tutta la galassia di nostalgici dell’egemonia americana continueranno a sognare una salvezza che viene da oltre Atlantico. Ma finiranno come sempre: cornuti e mazziati. E l’Europa, se non si sveglia, con loro.
LUCA COSTA
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