sabato 12 aprile 2025

Ipocrisie atomiche

 

Chi decide chi può e chi non può?

Ipocrisie atomiche a stelle e strisce

Donald Trump è tornato a parlare di Iran e nucleare. In un’intervista recente, ha ribadito con tono categorico: "L’Iran non può avere la bomba atomica. Non può." Un “non può” ripetuto con la solennità di una legge naturale, di quelle che non si discutono, non si interpretano: si obbediscono. Ma da quale pulpito arriva questa verità assoluta? E soprattutto: chi decide davvero cosa si può e cosa non si può fare nel mondo?

Gli Stati Uniti — che continuano a fornire armi, protezione politica e impunità morale a un alleato come Israele, impegnato in una campagna militare che ha causato oltre 30.000 morti tra i civili palestinesi, inclusi migliaia di bambini — si arrogano ancora una volta il ruolo di giudici supremi della legittimità internazionale. Ma come può un Paese che giustifica (o peggio, ignora) l’uccisione sistematica di innocenti, parlare di “non possibilità” altrui?

C’è una sproporzione oscena tra ciò che gli Stati Uniti si permettono e ciò che pretendono dagli altri. Israele può bombardare scuole, ospedali, rifugi. Può sfidare risoluzioni ONU, ignorare appelli umanitari, occupare territori, costruire muri e apartheid. Può avere armi nucleari non dichiarate, fuori da ogni trattato. Può. Tutto può. E chi lo sostiene, lo copre, lo finanzia, può a sua volta ergersi a giudice e dire all’Iran che non può.

Ecco l’ipocrisia che ci soffoca. La questione iraniana è complessa, certo. Ma non può essere affrontata da chi ha trasformato la potenza in diritto, l’arbitrio in norma, il doppio standard in regola diplomatica. Gli Stati Uniti si sono fatti scudo di un ordine mondiale a senso unico, dove loro possono invadere, bombardare, destabilizzare, armare dittature, finanziare massacri — e al contempo pretendere dagli altri sobrietà, trasparenza e obbedienza.

Che legittimità ha oggi Washington di parlare di "pace", "diritti umani" o "non proliferazione"? Zero. Il mondo intero vede la contraddizione, ma pochi osano dirlo. Trump grida che Teheran non può avere la bomba, ma chi risponde che forse nemmeno Tel Aviv dovrebbe averla? O che forse nessuno dovrebbe averla, a partire proprio dagli USA, che ne hanno usate due sulle popolazioni civili di Hiroshima e Nagasaki, e che ancora oggi mantengono l’arsenale nucleare più vasto del pianeta?

Nel momento in cui la parola "non può" viene pronunciata da chi ha sempre fatto ciò che voleva, allora non è più una norma. È una minaccia. È un ricatto. È l'ennesima conferma che la geopolitica è ancora un teatro in cui i forti scrivono le regole e gli altri le subiscono.

L’Iran forse non può. Ma non perché lo dice Trump. Perché lo dice la pace, il diritto internazionale, l’equilibrio globale. Ma allora diciamolo a tutti. Anche a Israele. Anche agli USA. Anche alla NATO. Diciamolo senza ipocrisie, senza eccezioni, senza doppi pesi e misure.

Altrimenti, quel “non può” non vale nulla. È solo l’eco arrogante di un impero in declino, che si aggrappa ai suoi privilegi come un vecchio sovrano impaurito. E il mondo, stanco, comincia a non ascoltarlo più.

LUCA COSTA

PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo



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