giovedì 17 aprile 2025

Globalizzazione: GAME OVER ?

Donald Trump e il Tramonto della Globalizzazione: Dall'Ingresso della Cina nel WTO all'Acquisizione di Bialetti

Nel 2001, l'amministrazione Clinton celebrava l'ingresso della Cina nella World Trade Organization (WTO) come un trionfo del libero scambio e della cooperazione globale. Questa decisione, tuttavia, ha segnato l'inizio di una trasformazione radicale dell'economia mondiale, con effetti devastanti per l'industria europea. L'apertura dei mercati occidentali ai prodotti cinesi ha portato a una concorrenza spietata, causando la perdita di milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero e la chiusura di numerose aziende storiche .

L'acquisizione di Bialetti da parte della società cinese NUO Capital nel 2025 rappresenta l'epilogo simbolico di questo processo. Fondata nel 1933, Bialetti è un'icona del design e della cultura italiana, conosciuta in tutto il mondo per la sua celebre moka. Negli ultimi anni, però, l'azienda ha affrontato difficoltà finanziarie, culminate in una perdita di 1,1 milioni di euro nel 2024 e un debito netto di 81,9 milioni di euro . L'acquisizione da parte di NUO Capital, guidata dal magnate di Hong Kong Stephen Cheng, segna la fine di un'era per l'industria italiana.


L’illusione americana: da dominatori a ostaggi del proprio modello

Quando Bill Clinton spinse per lingresso della Cina nel WTO, lo fece nel nome di unideologia economica che credeva nella fusione dei mercati come veicolo di pace e prosperità. L’idea era chiara: la Cina avrebbe prodotto a basso costo, gli Stati Uniti avrebbero fornito capitali, tecnologia e un mercato di consumo insaziabile. Il risultato, almeno nei primi anni, sembrò una vittoria per Washington: le multinazionali americane si arricchirono, Wall Street brillava, e la Silicon Valley si affermava come capitale planetaria dellinnovazione. Ma dietro leuforia si celava una deriva strutturale pericolosa: la deindustrializzazione progressiva degli Stati Uniti.

L’industria manifatturiera americana, un tempo motore della mobilità sociale e bastione della middle class, venne svenduta sullaltare dellefficienza e del profitto a breve termine. Le fabbriche chiudevano, le città si svuotavano, e con esse si sgretolava il tessuto stesso dellAmerica produttiva. La cosiddetta working class” – quella che costruiva, combatteva, pagava le tasse e sosteneva le famiglie veniva sostituita da una popolazione precaria e marginalizzata. Nello stesso tempo, la "fighting class", quella che aveva difeso gli interessi americani nelle guerre del secolo scorso, veniva privata del suo centro economico e simbolico: il lavoro dignitoso.

Quello che era stato pensato come un matrimonio dinteressi tra l’élite tecnologica americana e la capacità produttiva cinese, si è rivelato una trappola geopolitica. Gli Stati Uniti sono diventati unarena dominata dalla finanza speculativa e dallingegneria del software, incapaci di produrre beni concreti in caso di emergenza. La pandemia di COVID-19 e la crisi dei semiconduttori lo hanno dimostrato brutalmente: una superpotenza priva di catene di approvvigionamento autonome è una superpotenza vulnerabile.



Trump : verso un nuovo modello ?

Donald Trump, già durante la sua prima presidenza, aveva denunciato gli effetti negativi della globalizzazione sull'economia americana, attribuendo la perdita di posti di lavoro e il declino dell'industria manifatturiera agli accordi commerciali internazionali e all'ingresso della Cina nel WTO . Nel suo secondo mandato, Trump ha intensificato questa retorica, imponendo tariffe elevate sulle importazioni cinesi e minacciando di ritirarsi da ulteriori accordi multilaterali .

Le politiche protezionistiche di Trump hanno già avuto un impatto significativo sul commercio globale. Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), le guerre commerciali avviate dagli Stati Uniti hanno rallentato la crescita economica mondiale e alimentato l'inflazione . La World Trade Organization ha previsto un calo dello 0,2% nel commercio globale di beni per il 2025, attribuito in gran parte alle politiche tariffarie statunitensi .

In questo contesto, l'Unione Europea si trova in una posizione precaria, stretta tra le politiche aggressive degli Stati Uniti e l'espansione economica della Cina. La mancanza di una strategia industriale comune e la dipendenza da attori esterni hanno indebolito la sovranità economica europea, rendendo il continente vulnerabile a influenze straniere.

L'acquisizione di Bialetti da parte di NUO Capital non è un caso isolato, ma parte di una tendenza più ampia che vede aziende europee storiche passare sotto il controllo di investitori stranieri. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla capacità dell'Europa di proteggere il proprio patrimonio industriale e culturale in un mondo sempre più globalizzato.



Europa: personaggi in cerca dautore

Nel mezzo di questo scontro tra titani Stati Uniti e Cina – l’Europa appare come un continente disorientato, stanco, privo di una visione propria. Gli anni della globalizzazione lhanno ridotta a un parco giochi per capitali stranieri, un museo a cielo aperto dove si consuma cultura ma non si produce futuro. La sua industria è stata delocalizzata, il suo debito è esploso, la bilancia commerciale è ormai strutturalmente negativa. E ora, come se non bastasse, la politica europea cerca risposte elemosinando attenzione a Washington e Pechino, invece di interrogarsi su come riconquistare un minimo di autonomia.

Giorgia Meloni mandata da Ursula von der Leyen a cercare dialogocon Donald Trump rappresenta plasticamente la condizione della politica continentale: lEuropa non decide più, supplica. Non guida, insegue. Invece di elaborare una strategia per ricostruire una filiera industriale, investire in ricerca, difendere il proprio patrimonio produttivo e culturale, i governi europei si affidano a narrative di corto respiro e a politiche cerotto.

Ma senza industria, senza visione, senza identità, quale posto può avere lEuropa nel mondo che si va configurando? Da ex faro della cultura normativa globale, ci siamo ridotti a personaggi in cerca dautore, spettatori della grande storia scritta altrove. Il rischio più grave non è solo economico, ma esistenziale: diventare irrilevanti. E lirrilevanza, nella storia, è spesso solo il preludio alla dissoluzione.


LUCA COSTA

articoli di Luca Costa



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