Ode a Fleximan
In un’Italia dove i delinquenti, ladri, picchiatori, stupratori e clandestini, hanno carta bianca e semaforo verde per fare quello che vogliono, benvenuti nel regno dell’anarchia legalizzata. Sì, perché se sei un zingaro che ruba, vieni arrestato cento volte e, manco a dirlo, messo in libertà con un sorriso e un bel “tutto a posto”. La giustizia, poverina, sembra scomparsa in un angolino, magari proprio in una galera vuota, dove nessuno va mai più, nemmeno se fai il centesimo atto di violenza gratuita contro il cittadino lambda. Eh sì, proprio lui, il cittadino che si sveglia ogni giorno per subire il peso della sua esistenza, senza un briciolo di diritto, bonus o prova, e soprattutto, senza nessuno sconto quando si tratta di… Autovelox.
Sì, signori e signore, avete capito bene. In un mondo dove la criminalità sembra avere il permesso di fare quello che vuole, se tu, cittadino lambda, fai i 52 km/h anziché i 50, DEVI PAGARE. Non è uno scherzo, non è una punizione temporanea. No, no, qui il sistema è implacabile: pochi chilometri di troppo e ti ritrovi a dare una percentuale della tua paghetta a uno Stato che ormai ha bisogno di ogni centesimo per finanziare i suoi eccessivi privilegi.
Ma allora, chi ha il coraggio di difendere l’ultimo cittadino decente? Chi, in un mare di indifferenza e giustizia per i furfanti, si fa carico di proteggere il lambda che si è trovato nella tragica condizione di aver superato di poco il limite di velocità, senza nemmeno aver messo in pericolo la vita di qualcuno? Ah, la risposta è semplice: Fleximan.
Ebbene sì, Fleximan, l’eroe del nostro tempo, l’ultimo baluardo contro l’infamia del sistema. E sapete cosa gli riserva il nostro amato Paese? Il PROCESSO, una condanna sicura, senza appello. Perché, vedete, Fleximan ha osato! Ha osato alzare la sua voce contro il simbolo del potere moderno: l’autovelox. Perché se non ti succhia il portafoglio con il suo affabile “benvenuto nel mondo della trasparenza fiscale”, come osiamo dirlo, come può sopravvivere lo Stato?
Fleximan ha preso le difese del cittadino lambda, e questo lo rende colpevole. Ha sfidato l’archetipo del buon cittadino che, armato di 80 euro in tasca, si fa impallinare dal velox in ogni angolo della città, senza mai battere ciglio. E cosa otteniamo in cambio? Un processo, perché la vera colpa di Fleximan non è stata la sua azione, ma il fatto che abbia osato mettere in discussione il sacro dogma della macchina statale che deve solo mungere, caricare e bastonare. La sua unica colpa è stata quella di aver turbato il sistema: una leggera intromissione che ci ha fatto vedere per un attimo la verità di un Paese che premia chi infrange le leggi, mentre punisce chi si difende.
Onore a Fleximan, l’eroe moderno che, come un cavaliere solitario, si è opposto alla macchina dell’oppressione. Unico baluardo di un’Italia in cui il cittadino ormai non è altro che una mucca da mungere, un asino da caricare e bastonare per alimentare il sistema che lo sfrutta e lo annienta. Chissà se, nel suo cammino solitario, Fleximan riuscirà a vedere una goccia di giustizia in un mare di ipocrisia.
Ma tanto, lo sappiamo: un sistema che ha flessibilità solo per i criminali, non può che trattare con rigidità feroce chi si ribella. Buon viaggio, Fleximan.
LUCA COSTA
PONTE ARCOBALENO: LUCA COSTA: una voce del pensiero alternativo
Nessun commento:
Posta un commento