lunedì 27 gennaio 2025

Giornata della Memoria o dell'ipocrisia?

 Giornata della Memoria: l’oscenità di un’ipocrisia collettiva

Il 27 gennaio è stato, come ogni anno, celebrato il Giorno della Memoria, una data simbolica per

ricordare l’orrore dell’Olocausto e il trionfo contro il nazismo. Ma (anche) quest’anno la

celebrazione è stata macchiata da una delle più grottesche e nauseanti dimostrazioni di ipocrisia

politica che la storia recente ricordi: una commemorazione ad Auschwitz senza la Russia. Sì, senza

la Russia, la potenza che non solo ha combattuto con sacrifici indicibili per sconfiggere il nazismo,

ma che ha materialmente liberato Auschwitz il 27 gennaio 1945.

La decisione di escludere la Russia è un atto indegno, un insulto alla storia e alla memoria delle

vittime. La scusa è ovviamente legata al conflitto in Ucraina, ma è impossibile non vedere in questa

scelta l’ennesimo atto di revisionismo storico orchestrato dagli stessi attori che si autoproclamano

difensori dei valori democratici e della pace. L’Unione Europea, gli Stati Uniti e la NATO, con la

loro macchina propagandistica, sembrano voler riscrivere la storia per adattarla ai loro scopi politici

del momento, cancellando chi ha versato il sangue per liberare l’Europa da Hitler.


Zelensky e l’ombra del neonazismo

Come se non bastasse, tra i protagonisti della commemorazione troviamo figure come Volodymyr

Zelensky, presidente dell’Ucraina, che ha avuto il coraggio di ergersi a paladino della memoria.

Eppure, Zelensky guida un Paese dove formazioni neonaziste come il battaglione Azov non solo

esistono, ma vengono integrate nelle forze armate ufficiali, finanziate e celebrate. Si tratta dello

stesso tipo di ideologia che ha partorito i mostri dell’Olocausto e i crimini di Auschwitz. Come si

può accettare che un leader che tollera (o addirittura sostiene) tali gruppi abbia la legittimità morale

di parlare di memoria e di commemorare le vittime del nazismo?

Questo è il livello di cinismo che stiamo raggiungendo: si esclude la Russia, che ha liberato

Auschwitz, e si accolgono con tutti gli onori leader che si circondano dei peggiori epigoni

dell’ideologia nazista. Questo non è solo revisionismo storico, è un’oscenità morale.


Israele: memoria selettiva

E poi c'è Israele, che giustamente commemora le vittime dell’Olocausto, ma che oggi perpetua in

Medio Oriente una delle più grandi ingiustizie dei nostri tempi. Come si può piangere le vittime di

Auschwitz e, nello stesso tempo, rinchiudere milioni di palestinesi in una prigione a cielo aperto

come Gaza, privandoli dei diritti fondamentali, bombardandoli e relegandoli a una vita di

sofferenza? Questa è la stessa logica di oppressione che il mondo ha giurato di combattere dopo il

1945. Eppure, chiunque osi criticare Israele viene immediatamente tacciato di antisemitismo,

mentre i crimini contro i palestinesi continuano nell’indifferenza generale.


La narrativa occidentale: una macchina di propaganda

Questa è la realtà: l’Occidente ha trasformato la memoria in un’arma politica. La Giornata della

Memoria non è più un momento di riflessione collettiva e sincera, ma uno strumento di propaganda

per riscrivere la storia, per scegliere quali vittime contano e quali possono essere dimenticate.

L’assenza della Russia è solo l’ultimo esempio di questa deriva. Si parla di memoria, ma si calpesta

il sacrificio di milioni di soldati sovietici che hanno dato la vita per fermare la macchina di morte

nazista. Si piange Auschwitz, ma si chiudono gli occhi davanti a Gaza. Si condanna il nazismo del

passato, ma si tollerano i neonazisti del presente.


Una memoria mutilata

Quella che abbiamo visto quest’anno non è stata una vera commemorazione, ma una farsa. Una

memoria mutilata, distorta e strumentalizzata. Auschwitz senza la Russia è una celebrazione vuota,

una menzogna spacciata per verità storica. E finché continueremo a tollerare questa ipocrisia, non

potremo mai dirci veramente fedeli ai valori che questa giornata dovrebbe rappresentare.

***

LUCA COSTA

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