Teoria
della classe disagiata
di Raffaele Alberto Ventura, è un interessante libro dedicato al
disagio causato dalla disoccupazione intellettuale. Il titolo è
ispirato al celebre classico La
teoria della classe agiata,
dell’economista Thorstein Veblen. In tutto l'Occidente, e
soprattutto in Italia, c'è un esercito di laureati che non trova
un'occupazione rispondente alla preparazione acquisita, un problema
che riguarda spesso i laureati in discipline umanistiche, ma non
solo. Il libro di Ventura fotografa la situazione in modo lucido e
disincantato, senza nascondere i rischi imminenti di un'apocalisse
economico-sociale.
Ventura
dichiara apertamente la sua simpatia per le ideologie progressiste,
le quali tuttavia sono proprio le responsabili di questa situazione
assurda. Non è un mistero per nessuno, nemmeno per Ventura, che
l'egemonia culturale della sinistra sia pressoché totale (e
totalitaria, aggiungiamo noi). Con abbondanza di citazioni di stampo
marxista l'autore ci guida in un percorso esegetico più o meno
convincente, a seconda dei punti di vista, e talvolta anche un po'
raffazzonato: nel libro si segnalano una spiegazione
dell'antisemitismo nazista piuttosto infantile, e una interpretazione
dell'origine e del ruolo sociale degli Zingari alquanto fantasiosa...
Ovviamente
l’autore agita sullo sfondo le grandi paure
per la diffusione di idee populiste/sovraniste/razziste, che secondo
la propaganda globalista minacciano il quieto vivere delle società
“democratiche”. In realtà quel “quieto vivere” è ormai un
lontano ricordo e lo stesso Ventura è perfettamente consapevole che
l'Occidente è giunto alla fase del cannibalismo sociale.
Ventura,
anche in virtù delle sue premesse ideologiche non è in grado di
fornire soluzioni a questi problemi, ma leggendo tra le righe si
intuisce la strada che può prendere la frustrazione delle fasce di
popolazione più istruite. In buona sostanza oggi abbiamo schiere di
laureati, spesso con brillanti qualità nelle discipline di
competenza, che per guadagnarsi da vivere fanno i mestieri più
umili. E' un quadro desolante, però l'insoddisfazione intellettuale
è anche il motore dei grandi cambiamenti storici: se questi giovani
prendono coscienza delle loro potenzialità rivoluzionarie possono
riuscire ad abbattere il sistema.
Pertanto
si coglie nel libro di Ventura proprio il timore che questo vulcano
di energie intellettuali possa risvegliarsi e dar vita a un movimento
di contestazione che sarebbe l’immagine speculare del ‘68 e che
porterebbe alla ghigliottina i parrucconi reazionari che difendono lo
status quo, ovvero il regime mondialista, caratterizzato
dall’immobilismo sociale e dalla difesa delle rendite di posizione
delle oligarchie, il tutto sotto la maschera ipocrita dei diritti
umani.
Indubbiamente
molti sono ancora tentati dalle sirene del conformismo, del
servilismo, della sottomissione, e il potere all’occorrenza non
manca di mostrare i muscoli contro i dissidenti. Ma a fronte di un
sistema che ormai non riesce a offrire più nulla a nessuno non c’è
molto da perdere, e tanto vale cercare soluzioni alternative. Nella
grande massa di giovani laureati disoccupati o sottoccupati ci sono
le competenze per inceppare gli ingranaggi della macchina infernale.
Dalle verità storiche imposte per legge alle scemenze della teoria
“gender”, dalle questioni razziali al signoraggio bancario, dalla
manipolazione dell’informazione alle trame occulte del potere: il
mondo in cui viviamo è tutto basato su menzogne inaudite che
aspettano solo di essere smascherate.
I
giovani sono per loro natura portati alla ribellione, e non
dimentichiamo che... la fortuna aiuta gli audaci !
***
Raffele
Alberto Ventura, Teoria
della classe disagiata,
Minimum Fax 2017, pp.262