Europa: il grande circo della guerra infinita (coi nostri soldi)
Signore e signori, benvenuti nel circo dell’ipocrisia europea, dove i nostri acrobati preferiti – Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron – continuano a esibirsi in mirabolanti capriole retoriche per giustificare una guerra che nessuno vuole più, tranne loro.
Mentre Russia e Stati Uniti iniziano a mandare segnali di pace, chi è che insiste nel tenere acceso il fuoco del conflitto? I leader europei, naturalmente! Loro, che da due anni ripetono come un disco rotto la favola della “minaccia russa”, mentre la realtà si ostina a smentirli. Loro, che avevano profetizzato il crollo della Russia sotto il peso delle sanzioni, salvo poi assistere alla disfatta economica dell’Europa, con le industrie in ginocchio e le famiglie strangolate dalle bollette.
La Russia ha dato lezioni di guerra, economia e politica
Dicevano che la Russia si sarebbe sgretolata in pochi mesi. Dicevano che l’economia russa non avrebbe retto. Dicevano che Mosca sarebbe stata isolata. Hanno sbagliato tutto.
La Russia ha dimostrato una capacità militare, strategica ed economica che ha umiliato le previsioni degli “esperti” occidentali. L’industria bellica russa ha retto l’impatto delle sanzioni e ha aumentato la produzione. Il rublo è ancora in piedi, mentre l’Europa arranca tra inflazione e recessione. I paesi del Sud del mondo commerciano con Mosca più di prima, e persino grandi alleati storici degli USA iniziano a guardare con interesse a un nuovo ordine multipolare.
E mentre la Russia consolida alleanze e rafforza la sua posizione, l’Europa cosa fa? Continua a suicidarsi.
La grande ipocrisia del “Patto di Stabilità”
E qui arriva il capolavoro dell’assurdo: Giorgia Meloni si è affrettata a celebrare la decisione dell’UE di svincolare le spese militari dagli obblighi del Patto di Stabilità. Cosa significa? Significa che quando si tratta di investire in sanità, scuola, aiuti alle famiglie e sicurezza, Bruxelles ci ricorda che “i conti devono tornare” e che “non possiamo indebitarci”. Ma se si tratta di comprare armi? Allora possiamo spendere senza limiti!
Le famiglie italiane non arrivano a fine mese? Non importa. Le imprese chiudono sotto il peso dell’energia alle stelle? Pazienza. L’importante è mandare armi, sempre più armi, per una guerra che potrebbe già essere finita se solo l’Europa smettesse di sabotare ogni tentativo di trattativa.
Macron vuole la guerra, ma chi la combatterà?
Nel frattempo, Emmanuel Macron sogna l’invio di truppe europee in Ucraina, come se la Francia avesse uomini e mezzi da sacrificare in un conflitto già perso. Ma la domanda è: chi combatterà questa guerra? I burocrati di Bruxelles? I politici che fanno proclami bellicosi dai loro uffici dorati? O saranno i giovani europei, mandati a morire per difendere gli interessi delle lobby dei giganti dell’energia USA/UK e dei signori delle armi?
L’Europa sta giocando con il fuoco. Ma la cosa più grottesca è che lo sta facendo contro i propri interessi, sacrificando la propria economia, la propria sicurezza e il proprio futuro per una guerra che la Russia ha già vinto su tutti i fronti, tranne che su quello propagandistico.
Giorgia Meloni: dal “prima gli italiani” al “prima le armi”
E in tutto questo, Giorgia Meloni tradisce una dopo l’altra tutte le promesse fatte agli italiani.
• Aveva promesso sicurezza, e oggi le nostre città sono una giungla di stupri e aggressioni, mentre gli sbarchi aumentano senza controllo.
• Aveva promesso di difendere il potere d’acquisto delle famiglie, e oggi paghiamo carburante ed energia a prezzi folli, mentre i supermercati sembrano boutique di lusso per gli aumenti incontrollati dei prezzi.
• Aveva promesso di risollevare l’Italia, e invece il Paese sprofonda, con ospedali al collasso, infrastrutture fatiscenti e servizi pubblici che non reggono più il confronto nemmeno con quelli del Terzo Mondo.
Ma per le armi, per quelle i soldi si trovano, vero Giorgia? Che vergogna.
Pasolini diceva che chi si scandalizza è sempre banale. Ma di fronte a questa follia, scandalizzarsi è il minimo. Perché questa non è geopolitica, non è strategia, non è difesa della democrazia, non è difesa dell’Italia.
LUCA COSTA
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