lunedì 3 gennaio 2022

Odi et amo

Come ben sappiamo, le oligarchie occidentali riescono a perpetuare il loro dominio reprimendo il dissenso con la legislazione volta a colpire i cosiddetti “crimini di odio”. Ovviamente questo “odio” sarebbe quello rivolto contro stranieri, immigrati, omosessuali e categorie di persone che di volta in volta vengono definite in base alle convenienze del momento.

In Italia conosciamo bene gli esiti catastrofici della legge Mancino del 1993, implementata da altri surreali reati d’opinione ispirati al linguaggio verminoso della correttezza politica. E come se non bastasse, a questa legislazione infame si aggiungono le farsesche attività di “commissioni antiodio” e di istituzioni similari che nulla hanno da invidiare al “Ministero dell’Amore” di Orwell...

È perfettamente normale, invece, utilizzare un linguaggio estremamente offensivo, violento e aggressivo contro gli avversari della sinistra, anche quando si tratta di personaggi innocui, del tutto interni all’ortodossia occidentalista e quindi complici della sinistra, come Berlusconi, Salvini, Meloni.

In un articolo dell’Espresso del 22 novembre 2021 la propagandista del femminismo Michela Murgia difende la libertà di insulto contro i politici di destra, citando la Bibbia e chiamando in causa il Salmo che invoca una sanguinosa vendetta contro Babilonia. La Murgia giustifica così questa istigazione alla violenza:

«esiste un registro di invocazione al cielo che è fatto di rabbia e di dolore, di indignazione e di senso profondo di ingiustizia, uno stato d’animo orante a cui le parole di pace e conciliazione non sono sufficienti».

Un “senso profondo di ingiustizia”: una simile dichiarazione pronunciata da chi ha il coltello dalla parte del manico suona a dir poco… irritante!

Che le ideologie progressiste siano la fabbrica dell’odio non è certo una novità, e per capire il senso che esse danno a tale sentimento è molto indicativa questa citazione:

«Il contenuto morale dell’odio dipende dall’oggetto verso il quale è rivolto e per questo può essere prezioso e nobile oppure meschino e vile. L’odio mira sempre a un’attiva contrapposizione all’avversario e non si placa limitandosi a disprezzare quest’ultimo o a evitarlo, ma è invece sempre legato al bisogno di annientarlo o danneggiarlo. L’odio è una componente essenziale e determinante del sentire čcekista, prerogativa imprescindibile per una lotta appassionata e spietata contro il nemico. Il consolidamento e approfondimento dell’odio nella pratica della lotta di classe, rivolto contro una concreta e reale immagine del nemico, rientra negli obiettivi dell’educazione di classe. L’odio è contemporaneamente un forte e fondato movente per l’azione. Pertanto, esso deve trovare consapevole applicazione nel lavoro clandestino come stimolo nello svolgimento dei più delicati compiti operativi»

si tratta di un brano tratto dal Dizionario del lavoro politico-operativo, manuale per gli agenti della STASI, la polizia politica della Germania Est (citazione tratta da: Gianluca Falanga, Labirinto Stasi, Feltrinelli 2021).

Ispirandosi più o meno consapevolmente a questo tipo di manuali dell’odio, i mass media contemporanei orchestrano imponenti campagne di disinformazione gonfie di astio e di livore contro dissidenti politici ed esponenti di culture alternative, che in realtà spesso rappresentano posizioni di avanguardia culturale in grado di offrire interessanti alternative al vicolo cieco del pensiero unico. Contro i sostenitori del pensiero non conforme viene condotta una assidua campagna di discriminazione, di vessazione, di esclusione sociale e anche di violenze vere e proprie che raramente arrivano agli onori delle cronache...

Alla luce di queste macroscopiche mistificazioni del linguaggio, vale la pena richiamare l’attenzione su episodi che illustrano evidenti disparità di trattamento nel campo giuridico.

Negli anni ‘70, in un’Italia insanguinata dal terrorismo, un terrorismo in larga prevalenza di matrice marxista, gli intellettuali progressisti gridarono alla censura e organizzarono una campagna per la libertà d’opinione volta a sdoganare l’odio di classe. La Corte Costituzionale obbediva agli ordini con una sentenza pensata per lasciare le mani libere alla propaganda falce e martello:

«Devesi pertanto dichiarare in riferimento all'art. 21 della Costituzione l'illegittimità costituzionale dell'art. 415 del codice penale nella parte in cui punisce chiunque pubblicamente istiga all'odio fra le classi sociali, in quanto il medesimo articolo non specifica che tale istigazione deve essere attuata in modo pericoloso per la pubblica tranquillità».

(Sentenza della Corte Costituzionale n.108 del 23 aprile 1974)

Dunque in quel caso ci si richiamava all’articolo 21 della Costituzione, che oggi viene regolarmente disatteso e calpestato.

Il 13 dicembre 2009 Silvio Berlusconi venne aggredito a Milano e in quell’occasione i partiti del centrodestra avanzarono l’ipotesi di varare una norma che punisse l’istigazione all’odio per motivi politici. La sinistra allora mandò i suoi scribacchini nei mass media a spiegare che non è possibile legiferare sui sentimenti. I partiti di destra, come al solito, misero la coda fra le gambe e obbedirono alla sinistra!

E non soltanto l’odio è oggetto dell’interesse dei giuristi: anche l’amore può essere giudicato in tribunale. Mentre in nome dell’amore si giustifica il matrimonio gay, se un maschio corteggia una donna può facilmente incappare in un’accusa di molestie, al punto che oggi le relazioni fra uomini e donne sono divenute terreno privilegiato di controversie legali. D’altra parte è presumibile che la legislazione volta a tutelare gli omosessuali decreterà illegittimo sottrarsi alle eventuali “attenzioni” che un gay rivolga a un eterosessuale: probabilmente si arriverà alla legittimazione e alla legalizzazione della violenza arcobaleno!

Odi et amo, per citare Catullo, potrebbe essere il motto delle democrazie distopiche contemporanee che hanno instaurato il totalitarismo buonista dei sentimenti falsati.

Dicevano che non si può legiferare sui sentimenti, invece hanno costruito una prassi politica sui sentimenti, nella quale odio e amore, variamente manipolati, vengono strumentalizzati in senso ideologico.

In fin dei conti tutto l’apparato mediatico dell’Occidente non è altro che una continua campagna di odio contro il “maschio bianco eterosessuale”, presentato come origine dei mali del mondo.

Il fine di questo pestaggio mediatico è quello di annientare la classe media del mondo occidentale per concentrare la ricchezza nelle mani di un ristretto gruppo di oligarchi. Il relativo benessere conquistato con decenni di lavoro e di sacrifici sta andando in fumo rapidamente, sotto il ghigno soddisfatto dei potentati economici mondiali: loro sì che ci amano!

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brano tratto dall'ebook




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