domenica 6 febbraio 2022

Contronarrazioni di genere

Uno spettro si aggira in Occidente: lo spettro del disagio maschile!

Sul finire del XX secolo il femminismo ha rotto tutti gli argini egemonizzando il discorso pubblico e assumendo i tratti dell’ideologia di stato. Il disagio provato dall’altra metà del cielo, quella maschile, è escluso dai media mainstream che, per contro, inscenano una vera e propria campagna di UOMOFOBIA, ovvero una irrazionale e preconcetta avversione contro il maschio. Estrapolando dalla realtà i dati funzionali alla sua tesi il femminismo dipinge un’immagine stereotipata del maschio, visto come intrinsecamente violento e prevaricatore. Tutto questo mentre il declino demografico pende come una spada di Damocle sul futuro delle società occidentali...

Eppure non mancano gli elementi per smentire la versione ufficiale dei fatti e per decostruire il linguaggio vittimista con cui il suprematismo donnesco riesce ancora oggi ad ammaliare le masse. Da quando il piagnucolio femminista si è affacciato sulla scena della storia varie voci hanno offerto al pubblico delle contronarrazioni convincenti e niente affatto misogine o semplicemente reazionarie.

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Cominciamo citando Arthur Schopenhauer che ha affrontato il tema del rapporto fra i sessi ostentando una radicale estraneità alle incipienti rivendicazioni di emancipazione. Una raccolta dei suoi pensieri sul tema è pubblicata in italiano da Adelphi col titolo L’arte di trattare le donne. Questo singolare libretto offre una visione dei rapporti fra maschi e femmine assai lontana dalle sdolcinate visioni romantiche che andavano per la maggiore quando il filosofo tedesco era in attività. Lo sguardo disincantato di Schopenhauer è un valido antidoto alla rancida melassa della cultura dominante!

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Fra gli autori che per primi hanno previsto dove il femminismo ci avrebbe portati c’è Walter Besant (1836-1901), un prolifico scrittore di età vittoriana. Besant oggi è un autore quasi dimenticato, ma un suo profetico romanzo distopico si è imposto all’attenzione del pubblico contemporaneo. Si tratta di The Revolt of Man, un racconto fantapolitico che immagina un mondo governato dalle donne, in cui gli uomini vivono in uno stato di sottomissione e le donne hanno instaurato una teocrazia fondata sul culto di una divinità chiamata “Perfect Woman”. Ma il confronto con le testimonianze del passato induce gli uomini a pensare che un altro mondo è possibile e a tentare una rivolta per abbattere il potere costituito…

Il libro in versione pdf si può trovare al seguente link:

The revolt of man : Besant, Walter, 1836-1901 : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive

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Un altro autore con la vista lunga era Ernest Belfort Bax (1854-1926). Belfort Bax è una figura davvero singolare vista dalla prospettiva del XXI secolo: si tratta di uno storico e filosofo di formazione marxista, militante socialista, che tuttavia fu tra i primi pensatori a porsi il problema… della tutela legale dei maschi nei confronti delle pretese femministe!

Belfort Bax affrontò il tema con due importanti monografie che ci parlano con accenti di straordinaria attualità: The Legal Submission of Men, del 1908 e The Fraud of Feminism del 1913.

Lo studioso inglese già all’inizio del XX secolo osservava come il maschio fosse sottoposto a un trattamento giuridico peggiorativo rispetto a quello della donna. Belfort Bax rilevava anche l’affacciarsi della morale sessuale neopuritana del femminismo: un’immagine speculare dell’integralismo religioso che si manifesta oggi negli atteggiamenti apertamente sessuofobici delle campagne “antimolestie”, talmente aggressive da suscitare qualche perplessità anche tra il pubblico femminile...

D’altra parte la donna ha sempre costruito il suo potere sulla capacità di seduzione che ha nei confronti del maschio: forse a rimetterci maggiormente con questi nuovi modelli antropologici potrebbe essere proprio… il “gentil sesso”!

Inoltre il nostro autore faceva notare come l’ideologia femminista generasse una guerra tra uomini e donne che distoglieva energie e attenzioni dalla lotta contro le disuguaglianze di classe sociale e contro l’accumulazione della ricchezza in poche mani: questa strategia di distrazione di massa funziona a meraviglia anche in pieno XXI secolo!

Belfort Bax affermava che a fronte di differenze biologiche ineliminabili era assurdo applicare il concetto di lotta di classe al genere sessuale.

Belfort Bax già al suo tempo denunciava una incontenibile campagna di diffamazione a mezzo stampa contro gli uomini che lui definiva “crociata antimaschile” e che, allora come oggi, riusciva a ipnotizzare le folle...

I libri di Belfort Bax si possono trovare in formato pdf ai seguenti link:

The Legal Subjection of Men : Ernest Belfort Bax : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive

The fraud of feminism : Bax, Ernest Belfort, 1854-1926 : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive

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Preoccupazioni simili sulla conflittualità fra i sessi si possono trovare anche in un capitolo del capolavoro di Alfredo Oriani La rivolta ideale, del 1908.

Il brano in questione si può scaricare da questo link:

Emancipazione femminile ? – ebook gratuito – LITTERAE (travel.blog)

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Una menzione d’onore spetta a Esther Vilar: la più convincente narrazione antifemminista è stata portata avanti… da una donna!

Nata nel 1935, la Vilar scrive nel 1971 Der Dressierte Mann, tradotto in italiano come L’uomo ammaestrato. La tesi del libro è che le donne nella società industriale moderna possono vivere sfruttando il lavoro maschile e che in realtà il femminismo le ha portate a una condizione di vita più impegnativa e stressante di quella che potrebbero condurre se si limitassero a fare le madri di famiglia. Le pagine della Vilar si caratterizzano per una vena sarcastica molto stimolante: per questo il libro fu attaccato rabbiosamente dall’establishment, al punto che la stessa autrice ha subito atti di intimidazione. Tuttavia L’uomo ammaestrato ebbe un notevole successo e oggi sta andando incontro a un significativo revival.

La Vilar ha scritto varie opere di saggistica, narrativa e teatro, fra le quali una sul sesso poligamo che non manca anch’essa di suscitare vivaci polemiche.

La pagina inglese di wikipedia dedicata all’autrice offre il quadro d’insieme della sua produzione:

Esther Vilar - Wikipedia

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Un autore che ha rappresentato un importante punto di riferimento in tempi di femminilizzazione trionfante è Warren Farrell. La testimonianza di Farrell è tanto più preziosa perché si tratta del punto di vista di un “pentito” che negli anni ‘70 sostenne il femminismo partecipando alle attività della National Organization of Women. Farrell cambiò radicalmente posizione quando si accorse che il femminismo era diventato strumento di sopraffazione del genere maschile. Da allora Farrell ha pubblicato studi sulla fragilità del maschio nel nostro tempo: il suo titolo più importante è The Myth of Male Power del 1993 (tradotto in italiano come Il mito del potere maschile). Sebbene non recentissimo, il libro di Farrell è ancora estremamente utile e contiene tutti gli strumenti concettuali per smontare la bufala dei presunti “privilegi maschili”.

Il sito dell’autore si trova al seguente link:

Warren Farrell » Author

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Non si può non citare anche un intellettuale noto come economista, che tuttavia si è interessato anche alla guerra dei sessi per i suoi riflessi sempre più evidenti sulla vita economica. Si tratta di Eugenio Benetazzo, personalità dallo sguardo strategico che individua con grande lucidità gli effetti devastanti che il femminismo ha prodotto, causando un drastico ridimensionamento dei patrimoni famigliari e generando così una vera e propria piaga sociale. Il suo volume del 2021 Ti porto via tutto: quando tua moglie diventa il tuo peggior nemico, è un manuale di sopravvivenza per i maschi che incappano nelle disavventure della fine di un rapporto di coppia. Benetazzo ha affrontato il problema anche in alcuni dei suoi video caricati online.

Al seguente link il sito dell’autore:

Eugenio Benetazzo | Global Economics & Financial Markets

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Anche il cinema ha offerto uno sguardo alternativo sui rapporti fra i sessi. Si tratta del film Seksmisja del 1984, girato dal regista polacco Machulski. Si tratta di un film fantascientifico-parodistico che immagina un mondo futuro abitato da sole donne. Alcuni uomini che erano in ibernazione si svegliano in questo nuovo ambiente dando luogo a situazioni che all’epoca in cui fu girato il film sembravano assurde, mentre oggi sono divenute realtà…

qualche approfondimento si può trovare a questo link:


Seksmisja- Wikipedia


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Ovviamente molte altre sono le personalità, uomini e donne, che chiedono un “cessate il fuoco” nella sanguinosa guerra dei sessi.

Questa breve carrellata non ha certo la pretesa di essere esaustiva, ma ha voluto presentare alcuni punti di vista che sono particolarmente qualificati e persuasivi per liberare le coscienze dall’indottrinamento quotidiano cui ci sottopone il sistema mediatico.

Un’ultima considerazione che è opportuno tener presente per affrontare il tema è che le femministe, che quotidianamente sputano veleno contro il “patriarcato”, avranno pur avuto anche loro un padre che le ha generate e che le ha cresciute, fino a farle diventare grandi e grosse... così come le vediamo oggi in TV !




Céline in Italia

 Maurizio Makovec ha pubblicato un bel libro sulla fortuna letteraria di Céline in Italia. Il volume, introdotto da una illuminante prefazione di Alain de Benoist, è diviso in due parti: la prima parte è dedicata alla critica e alle interpretazioni di Céline nella cultura italiana, la seconda parte passa in rassegna le traduzioni italiane delle opere di Céline. La critica italiana si accorge presto del fenomeno Céline e già nel 1933, a un anno dalla pubblicazione del Voyage au bout de la nuit, si leggono sulle riviste italiane le prime considerazioni su quest’autore, sebbene talvolta superficiali e fuorvianti (Guglielmo Serafini vede nel romanzo una «letteratura di propaganda proletaria»!). Più acutamente, altri critici vedono nel Voyage una potente descrizione della condizione esasperata dell’uomo moderno e, comunque, il dato importante è che Céline negli anni ’30 viene letto da nomi che saranno decisivi nella letteratura italiana del XX° secolo: Bigongiari, Luzi, Betocchi, Bonsanti. Nel dopoguerra non ci sono significativi interventi in Italia riguardanti Céline fino a quando, nel 1964, esce Morte a credito, tradotto dal poeta Giorgio Caproni, con un saggio introduttivo del prestigioso critico Carlo Bo. Il libro, introdotto in Italia da questi due nomi autorevoli conosce un buon successo di pubblico e di critica, di conseguenza l’editoria italiana è indotta a pubblicare le traduzioni di altre opere, che continuano a destare un vivace interesse da parte di intellettuali come Guido Ceronetti, Giovanni Giudici, Giovanni Raboni. Nel 1981 compare la traduzione di Bagattelle per un massacro, ad opera di Giancarlo Pontiggia. La pubblicazione di questo pamphlet antisemita scatena, ovviamente, molte polemiche, e dalla cultura progressista militante si levano lamentazioni rituali fra le quali si segnala quella della poetessa Bianca Maria Frabotta, che scrive: «il famosissimo protagonista del Voyage è il coglione che scrive Bagatelles, e se qualcosa è cambiato è solo il rapporto tra autore e protagonista». In ogni caso i critici più intelligenti, come Ernesto Ferrero e Giovanni Raboni, colgono il valore dell’opera, che è caratterizzata da una notevole vis polemica, ed ha una fondamentale importanza documentaria. Importantissima, poi, è la traduzione del Voyage di Ernesto Ferrero, del 1992: questa versione, accolta con favore dai lettori, consacra definitivamente Céline presso il grande pubblico. Nella seconda parte del libro, Makovec passa in rassegna le traduzioni delle opere di Céline, mettendo a confronto i tentativi dei vari autori che si sono cimentati in quest’impresa. Com’è noto, il linguaggio di Céline ha uno spiccato carattere popolare, è infarcito di parole che provengono dall’argot, il gergo dei bassifondi parigini, e spesso riproduce il parlato di persone incolte. Forse per questo particolare impasto linguistico, nonché per lo struggente lirismo di tante sue pagine, Céline, come si è visto, ha attratto l’interesse di importanti poeti italiani. Secondo Makovec, i traduttori che hanno saputo rendere meglio Céline in italiano sono Ernesto Ferrero, Giorgio Caproni, Giovanni Raboni, Gianni Celati, Giuseppe Guglielmi. Naturalmente il gusto dei lettori cambia attraverso il tempo, e un linguaggio particolarmente vivace come quello di Céline avrebbe bisogno di costanti aggiornamenti nella traduzione. Makovec rileva inoltre come spesso i traduttori facciano ricorso a termini dialettali italiani per tradurre l’argot, ed essendo molti di questi traduttori di area padana, una parte di pubblico italiano non è sempre in grado di capire tutti i termini utilizzati. Makovec in questa parte del libro mette a confronto lo stesso brano in due traduzioni diverse, evidenziando differenze talvolta sorprendenti fra traduzioni «brutte ma fedeli» e traduzioni «belle e infedeli». Senza nulla togliere al libro di Makovec, ci sembra opportuno rilevare una imprecisione nella rassegna delle opere tradotte in italiano: Makovec afferma che non è mai stato tradotto il pamphlet antisemita L’école des cadavres. In realtà è esistita una traduzione italiana che però non è più in commercio (Céline, La Scuola dei cadaveri, Soleil, S. Lucia di Piave, 1997). In conclusione il libro di Makovec è un ottimo punto di partenza per i lettori italiani che vogliono approfondire la conoscenza di uno straordinario e controverso autore che, piaccia o meno, è stato indubbiamente uno dei grandi veggenti del XX° secolo.

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Maurizio Makovec, Céline in Italia. Traduzioni e interpretazioni, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2005, pp.240





Israele contro i Cristiani

 Cisgiordania: Israele contro i cristiani Nel cuore della Cisgiordania, a pochi chilometri da Ramallah, sorge Taybeh, l’ultimo villaggio ...