martedì 29 settembre 2020

Il mistero della tredicesima tribù

Il mistero della tredicesima tribù d’Israele è uno dei più affascinanti temi della storia universale. Com’è noto, la Bibbia ci parla di un popolo ebraico suddiviso in dodici tribù: ma c’è chi ha contato anche una tredicesima tribù, che sarebbe quella dei Cazari, il misterioso popolo delle steppe eurasiatiche, di origine turca, che si stanziò nel nord del Caucaso e nell’est dell’Ucraina alla fine del VII secolo, e che cominciò a praticare la religione ebraica fra l’VIII e il IX secolo.

Originariamente i Cazari erano pagani e praticavano culti sciamanici in onore di Tengri, dio del cielo. Le religioni monoteiste offrono alle classi dirigenti evidenti vantaggi in termini di controllo sociale, e i sovrani cazari venendo in contatto con le “genti del Libro” avranno valutato la possibilità di aderire a questi culti. Poiché l’Ebraismo è oggi conosciuto come una religione che prevede la conversione solo in casi specifici definiti dalle autorità rabbiniche, c’è da chiedersi come sia possibile che un intero popolo si sia convertito alla religione mosaica. Probabilmente i Cazari hanno cominciato a praticare questa religione imitando le comunità ebraiche con cui venivano in contatto, e dato che praticavano il culto in massa le autorità religiose ebraiche non hanno avuto modo di esercitare un controllo nei riguardi di tale fenomeno. Tanto più che gli ebrei che erano perseguitati nell’Impero Bizantino o nei paesi arabi trovavano proprio nel regno cazaro un potente alleato. Da parte dei Cazari, inoltre, l’adozione del Giudaismo probabilmente era percepita come un elemento che li distingueva dai minacciosi vicini cristiani e musulmani. Evidentemente questi sono i motivi che hanno convinto i sovrani e gli aristocratici cazari a praticare l’Ebraismo.

Fra i Cazari erano diffusi anche Cristianesimo, Islam e l’antico paganesimo, ma la scelta della nobiltà venne seguita dalla maggioranza della popolazione, dando all’Impero Cazaro la connotazione di regno giudaico.

Per amministrare la giustizia esisteva anche una sorta di assemblea di magistrati che erano scelti in modo da dare rappresentanza ai fedeli delle religioni praticate nell’Impero: ebrei, cristiani, musulmani, pagani.

L’Impero Cazaro finirà con l’espansione della nuova potenza emergente nella regione: la Russia. Del resto sappiamo che quando il sovrano della Russia di Kiev, Vladimiro il Santo, decise di scegliere una religione monoteista per il suo popolo, valutò oltre al Cristianesimo e all’Islam anche l’Ebraismo: pare quindi che l’esempio dei Cazari sia stato preso in considerazione.

La storia dei Cazari non era sconosciuta, ma il primo intellettuale che ha portato il tema all’attenzione del pubblico di massa è stato Arthur Koestler, col libro del 1976 La tredicesima tribù. Koestler affermava che con la dissoluzione dell’Impero Cazaro, grandi masse di persone che praticavano l’Ebraismo si diffusero in tutta l’Europa dell’Est, e richiamava l’attenzione sul fatto che la maggior parte degli ebrei sterminati dal nazismo fossero probabilmente di origine cazara. Secondo questa tesi quasi tutti gli ebrei ashkenaziti altro non sarebbero che i discendenti dei Cazari. L’ipotesi di Koestler è stata tenuta in considerazione inizialmente, ma poi è stata ridimensionata dalla storiografia più recente, e le ricerche genetiche hanno dato risultati frammentari (tuttavia nel valutare questi dati occorre tener presente che viviamo in un’epoca in cui la politica esercita un controllo asfissiante sulla ricerca storica).

L’ipotesi cazara ha suscitato un dibattito sull’identità israeliana e sui fondamenti del sionismo: protagonista di questo dibattito è lo storico israeliano Shlomo Sand che si segnala per l’onestà intellettuale delle sue affermazioni, al punto che viene considerato quasi come un “traditore” nello stato ebraico. In Israele i Cazari sono stati oggetto di un documentario televisivo e di un libro pubblicato da una piccola casa editrice: l’argomento tuttavia è diventato piuttosto “imbarazzante” e i media israeliani e occidentali tendono a non parlarne...

Sand ha operato una radicale decostruzione dell’identità israeliana, e cita esempi di fedeli dell’Ebraismo che non appartengono alla popolazione stanziata in Terra Santa nell’antichità: il caso più famoso è quello dei Falasha, gli ebrei etiopi. Ma ci sono altre significative manifestazioni di una propensione missionaria dell’Ebraismo: il regno himyarita nel IV secolo, il regno della regina berbera Kahina in Nord Africa, testimonianze latine di antichi romani convertiti alla religione di Mosè…

Inoltre la leggenda delle tribù perdute d’Israele suggerisce l’idea che l’Ebraismo possa assumere forme non abitualmente prese in considerazione dalla cultura corrente. A questi elementi si possono anche aggiungere le ipotesi di Sigmund Freud sull’origine egizia dell’Ebraismo.

La questione è tutt’altro che secondaria: la pista cazara e la possibilità di conversione all’Ebraismo non riguardano solo l’origine etnica di coloro che oggi sono considerati ebrei ma, cosa ancor più importante, pongono il quesito se l’Ebraismo possa essere considerato religione missionaria. Le evidenze storiche mostrano che, almeno in alcuni momenti, la religione di Mosè ha fatto proselitismo.

La definizione dell’identità ebraica è un tema storiografico che può portare a conclusioni assolutamente destabilizzanti per gli equilibri strategici mondiali: non c’è bisogno di sottolineare quanto sia importante il mito di Israele per la psicologia delle masse contemporanee. La questione ebraica, il sionismo, l’antisemitismo sono temi sui quali i nostri illuminati governanti legiferano con grande leggerezza, verosimilmente senza nemmeno sapere di cosa parlano. E se il mito dell’identità israeliana dovesse crollare, trascinerebbe nella sua rovinosa caduta l’intera classe dirigente occidentale, che di quel mito ha fatto la sua stessa ragion d’essere!




BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE


Arthur Koestler, La tredicesima tribù, UTET 2004, p.215


Kevin Alan Brook, The Jews of Khazaria, Rowman & Littlefield Pub Inc 2018, p.357


Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico, Rizzoli 2010, p.536


Shlomo Sand, Come ho smesso di essere ebreo, Rizzoli 2013, p.149


Sigmund Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica. Tre saggi, Bollati Boringhieri 2013, p.152


http://www.khazaria.com/




domenica 20 settembre 2020

IO SO


IO SO (variazioni su un tema di Pasolini)

Io so i nomi dei responsabili di quel fenomeno che i mass media definiscono “globalizzazione” e che invece si dovrebbe chiamare più correttamente “mondialismo”, parola che indica la volontà ideologica di arrivare a un governo unico per il mondo.


Io so i nomi di chi ha cancellato la sovranità territoriale e monetaria di intere nazioni, per trasferire il potere politico nelle istituzioni internazionali che stanno asfissiando i popoli.


Io so i nomi di chi ha voluto una progressiva dequalificazione della scuola, abbassando il livello della preparazione per impedire alla radice la possibilità di selezionare una classe dirigente, in modo che i ceti dominanti possano perpetuare la loro egemonia negli esclusivi circoli mondialisti, dai quali sono escluse le classi subalterne.


Io so i nomi di coloro che, nascondendosi dietro il pretesto dell’antirazzismo, dirigono i flussi migratori per destabilizzare le nazioni e per instaurare la società multicriminale.


Io so i nomi di chi ha architettato un piano per la carcerazione preventiva dei Bianchi in quanto potenziali razzisti.


Io so i nomi degli iniziati che, tra una Messa e l’altra, hanno spalancato le porte all’invasione musulmana, e so anche i nomi degli “spiriti laici” che hanno predicato l’ateismo e che ora costruiscono moschee.


Io so i nomi dei vertici che organizzano attentati e stragi per trascinarci in guerre assurde che sono contro i nostri più elementari interessi.


Io so i nomi dei gruppi di potenti che hanno sabotato automobili e aerei per eliminare i leader politici euroscettici.


Io so i nomi degli illuminati che stanno approntando leggi che, con l’aiuto della pressione fiscale, saranno in grado di smantellare alla svelta il diritto alla proprietà privata, e so anche che da queste leggi saranno esentate…le banche!


Io so i nomi degli scienziati pazzi che utilizzano sofisticate tecnologie per il controllo del clima, e che hanno messo il loro sapere al servizio del male mondialista.


Io so i nomi di coloro che diffondono droghe negli acquedotti, che utilizzano antenne Tetra, che spargono sostanze stupefacenti con le scie chimiche per intontire un’opinione pubblica già rimbecillita dai mass media del regime mondialista.


Io so i nomi di chi ha diffuso nell’aria le “smart dust”, polveri intelligenti che possono modificare i nostri stessi pensieri.


Io so i nomi di chi ha immesso estrogeni, ftalati e altre sostanze chimiche nei cibi e nelle bevande per alterare le identità sessuali, in modo da decostruire le personalità a partire dalle fondamenta più elementari.


Io so i nomi delle persone serie e importanti che hanno trasformato il diritto di famiglia in uno strumento per l’esclusione sociale dei maschi, uno strumento che ha gettato sul lastrico milioni di padri separati, creando uno scenario di disgregazione sociale che mai si era visto nella storia.


Io so i nomi di chi manipola il linguaggio presentando come un diritto quella prevaricazione cinica sui dati di fatto e sul buon senso che è la legalizzazione dell’aborto.


Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.


Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.

Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di scrittura" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali sappiano ciò che so io in quanto intellettuale. Perché la ricostruzione della verità, a proposito di ciò che è successo col mondialismo, non è poi così difficile…



giovedì 3 settembre 2020

Libertà di espressione: 404 NOT FOUND

Le Edizioni all’insegna del Veltro hanno pubblicato la traduzione italiana dell’introduzione agli studi revisionisti di Robert Faurisson. È quanto mai opportuna la pubblicazione di questo volume in un momento in cui l’intolleranza verso la cultura antagonista diventa sempre più feroce e determinata, come ha mostrato il caso di David Irving, che dovrebbe far riflettere le coscienze libere su quale sia la natura della «libertà d’opinione» nella democrazia moderna. 

L’introduzione di Faurisson fa il punto sullo stato della ricerca storica cosiddetta «revisionista» in merito al tema della persecuzione antiebraica da parte dei regimi fascisti. Sul piano scientifico la storiografia revisionista ha ottenuto una vittoria totale smascherando molte delle mitologie create attorno al tema dell’“Olocausto”, sia per quanto riguarda il numero delle vittime, sia per le modalità con cui sarebbe stato condotto lo sterminio. Inoltre la disponibilità di materiale attraverso internet rende possibile aggirare, almeno in parte, l’apparato della censura che vigila sui dogmi democratici. Tuttavia, nonostante questi successi, man mano che ci si allontana dagli avvenimenti della seconda guerra mondiale, la repressione contro gli storici revisionisti diviene sempre più soffocante, e non mancano i casi di studiosi che hanno raccolto un’imponente mole di documenti e le cui biblioteche sono state condannate... al rogo! Esattamente come avrebbe fatto la Santa Inquisizione nei secoli passati. 

Episodi di questo tipo dimostrano come la “democrazia” occidentale abbia di fatto assunto il carattere di una teocrazia ebraica. Lo stesso Faurisson è stato privato della cattedra universitaria per decisione ministeriale non motivata, ed ha subito aggressioni fisiche da parte di milizie armate (Faurisson afferma che in Francia gli ebrei hanno il privilegio inaudito di poter formare milizie armate con l’assenso del Ministero dell’Interno!). Come se non bastasse, è stato accusato per reati d’opinione e condannato più d’una volta nei tribunali della “democratica” Francia. Nonostante la via crucis che ha dovuto sopportare, Faurisson è ancora convinto che la tattica migliore della storiografia revisionista sia quella dell’attacco frontale: gli avversari non se l’aspettano e ne rimangono disorientati, poiché sono incapaci di comprendere le motivazioni di studiosi spinti soltanto dall’onestà intellettuale, e non da un tornaconto economico o politico, mentre la storiografia “ufficiale” ha essenzialmente il compito di tutelare gli interessi del sionismo. Faurisson analizza, oltre alle difficoltà di carattere legale della battaglia revisionista, anche quelle di tipo ideologico e culturale. Infatti il mito dell’Olocausto, inculcato da una propaganda martellante, ha assunto il carattere di una superstizione religiosa, ed è accettato in modo assolutamente acritico da un’opinione pubblica ormai regredita allo stadio infantile (Faurisson paragona i campi-museo a Disneyland…). Di conseguenza i brillanti risultati scientifici ottenuti dal revisionismo, oltre ad essere osteggiati dalla censura della cultura “ufficiale”, vengono difficilmente recepiti dal pubblico dei lettori appassionati di storia. 

Il futuro certamente non lascia presagire nulla di buono per chi vuole diffondere una cultura alternativa, e la “democrazia” ha ancora un lungo cammino da fare per garantire un livello accettabile di libertà d’opinione. Faurisson ritiene che chi vorrà affrontare la strada della storiografia revisionista, dovrà avere «l’eroismo di Antigone e una singolare abnegazione», e conclude esortando al «dovere di resistere» e ricordando che il compito dello storico è quello di far luce sulla verità e non di incaricarsi della «vendetta dei popoli» e, ancor meno, della vendetta di un popolo che si pretende eletto da Dio.

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Robert Faurisson, Introduzione a «Écrits Révisionnistes», Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2005, pp.80

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Di seguito una lista dei più rilevanti casi di prigionieri di coscienza che hanno avuto condanne penali per aver messo in discussione la versione ufficiale dei fatti olocaustici, con l'auspicio  che i loro sacrifici siano di stimolo a lottare per la libertà!

- 1985 (D) Thies Christophersen
- 1987 (F) Jean-Marie Le Pen
- 1991 (UK) Fred Leuchter
- 1992 (D) Otto Ernst Remer
- 1998 (F) Roger Garaudy
- 1996 (D) Udo Walendy
- 1998 (CH) Jürgen Graf
- 1998 (CH) Gerhard Förster
- 1999 (Aus) Fredrick Töben
- 1999 (F) Jean Plantin
- 2000 (CH) Gaston-Armand Amaudruz 
- 2004 (F) Vincent Reynouard
- 2006 (A) David Irving
- 2006 (D) Germar Rudolf
- 2006 (F) Robert Faurisson
- 2007 (D) Ernst Zündel
- 2007 (F) Vincent Reynouard
- 2008 (A) Wolfgang Fröhlich)
- 2009 (D) Horst Mahler
- 2009 (A) Gerd Honsik
- 2009 (D) Dirk Zimmerman
- 2009 (D) Richard Williamson
- 2011 (D) Günter Deckert
- 2013 (HU) Gyorgy Nagy
- 2015 (D) Ursula Haverbeck
- 2018 (D) Alfred Schaefer
- 2018 (D) Monika Schaefer
- 2019 (D) Sylvia Stolz
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recensioni

Israele contro i Cristiani

 Cisgiordania: Israele contro i cristiani Nel cuore della Cisgiordania, a pochi chilometri da Ramallah, sorge Taybeh, l’ultimo villaggio ...